Secondo Woody Allen, al di fuori del presente, non esiste altra epoca che sia degna di essere vissuta.
Lo scopre a sue spese il protagonista del film, Midnight In Paris. Gil è uno scrittore americano che sta visitando Parigi con fidanzata e futuri suoceri per cercare ispirazione e cibarsi di cultura europea.Una notte, separatosi dalla moglie per rientrare con un certo anticipo all'hotel, si perde tra i boulevard del centro e poco dopo la mezzanotte si ritrova catapultato ad una festa i cui principali invitati sono artisti illustri vissuti un secolo prima. Gil si rende subito conto dello straordinario anacronismo che sta vivendo ma non ha alcuna difficoltà a muoversi negli anni '20, a familiarizzare con una comitiva di pittori che sembrano usciti da un libro di storia dell'arte e ad innamorarsi della loro musa Adriana.A cavalcioni tra due secoli e diviso tra due donne completamente diverse - l'algida fidanzata Inez e la dolce amante Adriana - Gil non può più fare a meno di tornare ogni notte a l'âge d'or
, all'epoca dorata, a quel segmento storico più stimolante del presente, e di incoraggiare i suoi sentimenti. Finché non si accorgerà che anche nella belle époque proprio come nella sua era, forte è il desiderio di fuggire il presente, dominato da un senso di non appartenenza. In un film babelico che mescola periodi, lingue (inglese, francese e spagnolo) e culture tanto distanti tra loro Allen fa della voglia di fuggire dal presente un'arte senza tempo, come senza tempo sono le pretese esistenziali dell'uomo che restano sempre uguali a qualunque secolo egli appartenga. Ma il regista col pallino dell'Europa non aggiunge nulla di più a quanto già non dicesse La Rosa Purpurea del Cairo perché, in fondo, Gil non è che la versione in pantaloni di quella Cecilia che si innamorava dell'attore uscito improvvisamente dallo schermo la cui estemporaneità portava la protagonista alle stesse, inevitabili conseguenze.