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Migranti, mille persone al confine tra Grecia e Macedonia. Atene: “Non diventeremo magazzino di anime”

Creato il 25 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Nel Balcani la situazione e le problematiche riguardanti i migranti sui confini e tra gli Stati continuano a preoccupare tutta l’Unione Europea. In Italia se Gentiloni afferma che “le iniziative unilaterali sono pericolose”, Alfano spiega che “con i muri si generano solo illusioni”. Oltre al delicato quadro sociale tra Grecia e Macedonia, anche in Austria ed Ungheria il tema continua a tener banco. Berlino stima la presenza di 3,5 milioni di profughi entro il 2020.

(ANSA/AP Photo/Petros Giannakouris)

(ANSA/AP Photo/Petros Giannakouris)

Migranti, mille persone al confine tra Grecia e Macedonia. Atene: “Non diventeremo magazzino di anime”. Oltre mille migranti hanno rotto la recinzione del campo di Diavata e si sono messi in marcia verso Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia. Lo riferisce Medici senza frontiere. A Idomeni la polizia greca stima ci siano già 2.800 migranti. ”La Grecia non accetterà azioni unilaterali. Anche noi possiamo farle. Non accetteremo di diventare il Libano d’Europa e di diventare un magazzino di anime, anche se questo comporta un aumento di fondi”, così il viceministro per l’Immigrazione greco Ioannis Mouzalas al suo arrivo al consiglio Interni Ue. ”L’Italia considera pericolose le iniziative unilaterali in tema di immigrazione e non condivide le posizioni che mirano ad attribuire a un singolo Paese, come la Grecia, la responsabilità di far fronte alla crisi migratoria”: così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un colloquio telefonico con il suo omologo greco Nikos Kotzias. “L’impegno di tutti è necessario – ha ribadito – ma le soluzioni efficaci non possono che essere adottate nell’ambito di un impegno europeo solidale e ampiamente condiviso”.

“Speriamo che la questione con Vienna si superi anche perché con i muri si generano solo illusioni”: così il ministro dell’Interno Angelino Alfano, insistendo sulla necessità di andare avanti con le decisioni già prese dall’Europa. ”Il Paese che mette il muro per un momento supera il problema, ma alla fine il sistema collasserà ed il problema investirà da capo tutti. Meglio pensarci prima – dice – ed organizzare il sistema dei ricollocamenti”. In Europa “le decisioni” per affrontare la crisi dei profughi “le abbiamo già prese. Non abbiamo da inventare nulla. Il sistema è chiaro ma c’è una difficoltà a realizzarlo, e se l’Europa non è in grado di realizzare quanto ha deciso, è un’Europa che finisce per perdere se stessa”. “E’ troppo comodo così, nel senso che se le cose che ti piacciono dell’Europa te le prendi sorridendo e quelle che non ti piacciono le sottoponi a referendum pensando che come non piacciono a te non piacciono nemmeno al popolo”, questa la replica di Alfano all’annuncio del premier ungherese Viktor Orban di un referendum sulle quote europee obbligatorie per i richiedenti asilo. “L’Europa è un insieme di diritti e di doveri, di solidarietà e responsabilità – afferma Alfano – o si prende tutto insieme chiavi in mano, o è troppo comodo starci per le cose che convengono e non per quelle che danno peso e fatica”.

Berlino stima 3,5 milioni di profughi entro il 2020. Il governo tedesco si aspetta un totale di 3,5 milioni di profughi entro il 2020. Lo rivela la Sueddeutsche Zeitung, citando previsioni del ministero dell’Economia. Il governo conta che dal 2016 al 2020 entreranno in Germania in media 500.000 profughi all’anno, sebbene i numeri potrebbero di anno in anno oscillare, che si aggiungerebbero al milione e 100 mila arrivato nel 2015. Il ministero dell’Economia, pur confermando le rivelazioni del quotidiano, fa notare che si tratta “di un’ipotesi puramente tecnica” elaborata per una discussione all’interno dei diversi dipartimenti del governo e che, non essendo al momento possibile una stima seria, il governo si astiene da previsioni ufficiali.

Ungheria, referendum illegale secondo giuristi. Un referendum nazionale in Ungheria sulle quote dei migranti in Ue non sarebbe vincolante in alcun modo per gli organi decisionali di Bruxelles: é l’opinione di giuristi specializzati in diritto internazionale come Laszlo Valki o Attila Mraz sul referendum annunciato ieri dal premier ungherese Viktor Orban. “È d’accordo sul fatto che, senza l’autorizzazione del Parlamento nazionale, l’Unione europea possa obbligare l’Ungheria ad accogliere ricollocamenti di cittadini stranieri sul suo territorio?”, é la domanda che verrà posta ai cittadini. Secondo Orban, si tratta di un problema che influenza il futuro della nazione ungherese e bisogna consultare gli elettori. I giuristi invece osservano che la legge fondamentale (la Costituzione) varata dallo stesso governo Orban vieta i referendum su trattati ed obblighi internazionali. Così la proposta lanciata potrebbe essere ostacolata dalla Corte costituzionale ungherese. In caso contrario, il risultato del referendum non sarebbe comunque vincolante per gli organi dell’Ue. “Non è altro che un bluff”, ha scritto oggi il giornale liberale Nepszabadsag. Secondo l’eurodeputato George Schoepflin (Fidesz), l’obiettivo del premier Orban è politico: mostrare un largo consenso nazionale quando si oppone alla decisione Ue di accogliere migranti ricollocati. (ANSA)


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