di La Rete Radié Resch. Eccoci, cari amici e care amiche, a pochi “passi” dal convegno nazionale 2016. Tappa di un cammino che già da tempo abbiamo sentito il bisogno di percorrere per incontrare “l’altro”, che da terre lontane viene a bussare alle porte di questa Europa, che accoglie e respinge contemporaneamente. I Migranti. Sono tanti piedi che percorrono deserti, che si allontanano da città distrutte,
da case sgretolate, da focolari vuoti, da un tempo senza futuro… Attendono stremati e fiduciosi di poter salire in un barcone che li porti sull’altra riva e che spesso invece li consegna per sempre al mare. In queste terre, le nostre terre, incontrano braccia che li sollevano e muri che li abbattono. Guardano sgomenti quest’umanità a cui chiedono dignità, casa, lavoro, pace… E camminano decisi verso i loro diritti. “Piedi che camminano nessuno li ferma…” dice don Luigi Verdi nella sua ultima veglia “Dio cammina a piedi”. Ecco, in definitiva, questi sono i Migranti. Non un’emergenza sociale, non un problema politico, non un effetto collaterale delle guerre in corso. Sono piedi, mani, volti, di donne, uomini, bambini, che ci richiamano ad un’umanità comune, all’accoglienza, oltre le difficoltà di un’integrazione tra esseri umani portatori di cultura, abitudini, religiosità diverse. Essi ci obbligano anche ad interrogarci sulla nostra paura. Ci fanno prendere coscienza di come la paura dell’altro, sia esso lo straniero od il vicino di casa, lo zingaro o l’omosessuale… abbia ormai da tempo impregnato la nostra società, sempre più chiusa, indifferente, avara di sogni. L’essere chiusi in se stessi, arroccati nella propria identità ed individualità, sia personale che sociale, se da un lato può dare sicurezza (o l’impressione della sicurezza…), dall’altra rende sterile, asfittica, vecchia, triste, malata, una persona, una famiglia, un gruppo sociale, una società intera. E’ dall’incontro tra diversi che la vita si rinnova (ce lo insegna la stessa biologia), dal superare le difficoltà insite in questo incontro, dall’affrontare l’inedito, che una persona, una famiglia una società prende aria, trova nuove energie, si rinnova. “Non si tratta di cancellare le identità, ma di mettere in comunicazione le terre, lasciandoci fermentare gli uni e gli altri dalla luce che ci abita” (Angelo Casati “Le paure che ci abitano” Ed. Romena 2010). Ciò comporta ascolto, conoscenza, informazione, politiche di accoglienza ed inserimento. Il diritto alla libera circolazione è un diritto che è stato di fatto esercitato da sempre, perché la storia dell’umanità è fatta di spostamenti, di mescolamenti di popoli e culture. E’ un diritto che invece oggi vediamo negato a tanti popoli del Sud del Mondo che si trovano stretti tra guerre, prevaricazioni, violenze, dittature, fame da una parte e muri, fili spinati e scafisti dall’altra. Non vogliamo in questa sede neppure dimenticare i muri che dividono la Palestina da Israele, il Messico dagli USA ed anche le ordinarie difficoltà di visto che incontrano tanti che dal Sud vanno nel Nord del Mondo e che abbiamo toccato con mano anche con l’esperienza di tanti nostri testimoni. Ma è ancor più sacrosanto diritto poter restare nella propria terra e vivervi in pace, libertà e dignità. Le vicende dei Migranti, che ora conosciamo anche dalle loro presenze qui, ci devono indurre ad interrogarci su cosa li spinge a fuggire dalla loro terra, sulle responsabilità di questo esodo epocale. Potremmo scoprire che tanti fuggono da terre ferite e depredate da inconfessabili interessi che hanno origine nel Nord del Mondo, da guerre “necessarie” perché i mercanti di armi possano smaltire gli arsenali prodotti (negli ultimi 5 anni gli scambi internazionali di armi sono aumentati del 14%, con un boom di acquisti del 61% in più in Medio Oriente), da regimi dittatoriali eredi di colonialismi antichi e moderni e tanto altro che concorre a mantenere privilegi ed interessi del Nord che vorrebbe ora respingerli. Migranti oltre l’accoglienza. Uomini e donne verso l’inedito. Questo è il cammino che invitiamo tutti voi a fare durante i due giorni del convegno 2016 della Rete Radié Resch. Il Coordinamento nazionale, grazie anche al lavoro della commissione interna, lo ha pensato come un momento di ricerca collettiva di comprensione della realtà delle migrazioni, di ascolto di rifugiati/ testimoni, di conoscenza di realtà positive di accoglienza ed inserimento. Di apertura verso questo tempo inedito che va profilandosi. L’idea sottesa nel titolo é stata rappresentata da due giovani ragazze, con due bozzetti diversi ma ugualmente significativi. Ragazzi e ragazze ci accompagneranno in questi due giorni. Dopo tanti anni, cambia la sede del Convegno. Saremo in Umbria, a Torre Matigge, una località ai piedi di Trevi (Perugia). Speriamo che la nuova sede incontri il gradimento di tutti, anche di quelli ai quali dovesse comportare qualche disagio per raggiungerla. Vi ricordiamo che sul sito della RRR sono pubblicati il programma, la scheda d’iscrizione, le indicazioni logistiche ed un depliant, che alleghiamo comunque alla circolare e che vi preghiamo di diffondere. Arrivederci a Trevi! La segreteria. Maria, Gigi, Maria Rita.