di Riccardo Alberto Quattrini. C’è un romanzo di fantapolitica pubblicato nel 1973 da Jean Raspail Le Camp des saints, dove si descrive un’immigrazione di massa dall’India all’Europa che, dopo un interminabile viaggio in carrette del mare, travolge la civiltà occidentale. Il titolo si rifà a un versetto dell’Apocalisse: “E salirono sulla distesa della terra e attorniarono il campo dei santi e la città diletta; ma dal cielo discese del fuoco e le divorò.” 20:9. Il romanzo fu accusato di razzismo, in certi ambienti di destra fu giudicato profetico nel delineare i problemi dell’immigrazione di massa. Se andiamo a rivisitare la storia troveremmo molti poeti o filosofi che dovremmo anch’essi tacciarli di razzismo. Dante Alighieri, nel Paradiso condanna addirittura l’inurbamento degli abitanti del contado: sarebbe stato meglio tener fuori da Firenze i villici di Campi Bisenzio…
E Maometto viene spedito direttamente all’inferno. Altro che dialogo e preghiera comune. Un Aristotele la cui autorità intellettuale era certificata dalla locuzione ipse dixit: lo ha detto lui, diceva: “Quanti hanno accolto uomini d’altra razza, la maggior parte sono caduti in preda alle fazioni.”. Per migliaia di anni, è stato perfettamente ovvio, che uomini di stato e uomini di lettere concordassero sulla necessità di contrastare le invasioni e le immigrazioni incontrollate, che alle invasioni troppo somigliano. Non meno Francesco Petrarca grande scrittore e poeta delle chiare e fresche e dolci acque nel 1370 scriveva: “Dall’Arabia io non credo ci sia venuto mai nulla di buono”. Diversamente le sue vedute dagli odierni intellettuali al Couscous che vedono negli sbarchi di Lampedusa il realizzarsi di sorti magnifiche e progressive. Anche i poeti latini del V secolo, tutti, nessuno escluso, erano traumatizzati dalle invasioni. Gaio Sidonio Apollinare che fu attivo nella difesa armata della provincia contro i Visigoti venne incarcerato perché si era loro opposto. Paolino di Pella poeta e cristiano latino a cui i barbari uccisero i famigliari e rubarono tutto. Draconzio poeta latino di Cartagine incarcerato dal re vandalo Guntamondo con l’accusa di tradimento. Rutilio Namaziano governatore di Tuscia e Umbria, dove in un poema descrisse città abbandonate e vecchie strade consolari ormai in rovina e malsicure. Boezio Manlio Torquato filosofo accusato di aver lavorato per la libertas romana, ossia la libertà degli indigeni italiani, venne assassinato dal re ostrogoto Teodorico.
Il Mediterraneo è sempre stato un mare chiuso, un mare sul quale hanno gravitato milioni di persone, un mare in cui la diversità si è espressa in maniera assolutamente brutale: non c’è popolo mediterraneo che sia uguale all’altro nel corso dei secoli, secoli in cui le invasioni erano, prima che militari, demografiche: non coinvolgevano solo eserciti ma interi popoli con donne e bambini. E se pensiamo a illustri antenati, le diversità fra gli antichi greci e i fenici, fra i cartaginesi e gli etruschi, erano molto forti. Invece di avere una forza aggregante, il bacino del Mediterraneo ha sempre espresso il senso della diversità. Il marocchino è estremamente diverso dal tunisino; il libico e l’egiziano non hanno molto a che vedere tra loro. Se osserviamo gli israeliani, i libanesi, i turchi, i siriani, i greci, gli albanesi, i popoli slavi, gli ex cecoslovacchi e, passando per l’Italia tutta intera come Penisola, andiamo verso la Francia e la Spagna, troviamo popoli diversi.
Nel 1860 il filosofo federalista Carlo Cattaneo, contrario all’unità d’Italia così come si andava realizzando, disse a Garibaldi: “Per essere amici bisogna che ognuno resti padrone in casa sua.” Nel Novecento in cui per fare carriera letteraria era di grande giovamento aderire al comunismo, l’ideologia alla base del presente masochismo occidentale.
Naturalmente esistono anche coloro che al conformismo strisciante, all’ipocrisia del buonismo si esprimono in maniera contraria sono i non intellettuali ed esprimono un pensiero libero sull’immigrazione sono: Oriana Fallaci, Guido Ceronetti, Geminello Alvi per l’Italia. Renaud Camus, Maurice Dantec, Régis Debray, Michel Houellebecq, Richard Millet; per la Francia. Martin Amis, V.S. Naipaul, Roger Scruton; per l’Inghilterra. Dove George Steiner uno dei più rispettati linguisti del mondo di letteratura comparata al Churchill College di Cambridge, dice: “È molto facile stare seduti qui a casa a Cambridge, e dire che il razzismo è orribile; ma venitemi a chiedere di ripeterlo dopo che una famiglia giamaicana con sei figli si è stabilita accanto a casa mia e suona reggae tutto il giorno.”
Un bellissimo e interessante libro ripubblicato da Aragno scritto da Claudio Rutilio Namaziano poeta e politico romano (414-…) dal titolo “Il ritorno”, dove si narra di un viaggio dalle foci del Tevere alla Gallia devastata dai Visigoti. Egli ne descrive i danni che questi barbari recarono alle sue terre, dove la sua fiducia, per ciò che è stata la grandezza di Roma che di tante genti ne fece una sola “e pluribus unam” non venne meno.
Bibliografia:
Rutilio Namaziano
“Il ritorno” Aragno – 15 euro.
Nota redazionale: mentre non ho problemi a pubblicare il pezzo di Riccardo, preciso che le opinioni espresse nello stesso sono le opinioni autorali; di sicuro, io non concordo neppure con Petrarca che scriveva ““Dall’Arabia io non credo ci sia venuto mai nulla di buono”. Non serve neppure uno studente troppo bravo in matematica per sapere che così non è, oltre la retorica… per non parlare poi del rispetto che si deve a una qualsiasi figura religiosa. E ad ulteriore dimostrazione del mio dire ecco nella featured image, Averroè, il cui nome arabo era Abū l-Walīd Muhammad ibn Ahmad Rushd, diventato nel Medioevo Aven Roshd e infine Averroes (Cordova, 1126 – Marrakech, 10 dicembre 1198), fu un grande filosofo, medico, matematico e giurisperito arabo a cui dobbiamo tanto.