Vi ho fatto aspettare forse troppo per questo appuntamento, è che necessito di un bel po' di tempo per scrivere questi post e non sempre mi è possibile. In più richiedono un certo coinvolgimento emotivo, perché se da una parte vanno a ricordare momenti splendidi, dall'altra mi ricordano anche che sono passati e che si stanno allontanando alla velocità della luce.
Se vi siete persi gli episodi precedenti, potete trovarli ai seguenti link:
#1: Genesi del viaggio#2: Il viaggio e l'arrivo a Manhattan#3: American Breakfast, Central Park e Fifht Avenue
Il 3 Gennaio probabilmente è stata la giornata in cui abbiamo realizzato davvero dove fossimo, in cui abbiamo vissuto la città senza alcun pensiero, ma solo con la voglia di goderci l'avventura. Prima di partire avevamo buttato giù l'itinerario per l'intera settimana, segnandoci solo alcuni punti fermi, alcune mete che non avremmo proprio potuto perderci, per il resto abbiamo lasciato fare al caso, addentrandoci per le strade di Manhattan. Tanto, in sette giorni, sarebbe stato impossibile vedere tutto, tanto vale rassegnarsi e godersi lo spettacolo.
Prima di iniziare con il resoconto, voglio parlarvi di Benny.
Benny alias Benito è il doorman dell'hotel, uno dei ricordi più piacevoli che io e Tony ci siamo portati a casa. Americano di origini italiane, ovviamente, Benito non spiccica una sola parola della nostra lingua, ma parla un perfetto e comprensibilissimo, per noi che siamo pugliesi, dialetto siciliano. Dovete immaginare la scena, io ed il mio fidanzato che parlavamo inglese e lui che rispondeva in siciliano stretto, insegnatogli dai nonni. Alla fine ci siamo adeguati e con lui parlavamo dialetto anche noi. Una roba esilarante!
Quando la seconda sera gli abbiamo raccontato del piccolo problema con la prenotazione tramite eBooking, io ho nominato il concierge che ci aveva fatto il check-in, una personcina dall'aspetto per nulla intimidatorio, molto simile a LUI, quello di destra. Ma con la faccia incazzata. Contraddirlo è stato l'atto più coraggioso che io abbia mai compiuto in vita mia! Tornando a Benny, lui ci guarda e fa: "Cu? SebaSHtian? Quiddhru niuru?"... stavo mo-ren-do dalle risate!!!
Prima tappa, Bryant Park, nella sua veste deliziosamente natalizia ed invernale.
Tenete conto che, qualche giorno dopo, la fontana appariva così:
Fonte
Le immagini non rendono ma i colori di questo posto erano qualcosa di magnifico, il ghiaccio di un bianco accecante, gli accenti sgargianti dei cappellini dei bambini, il blu ed il rosso delle decorazioni dell'albero, che non era nulla in confronto a quello del Rockefeller Center ma aveva il suo because.
Era molto presto e non abbiamo avuto il tempo di tornarci, ma attorno alla pista c'erano tantissimi piccoli punti vendita di articoli di artigianato o leccornie decisamente invitanti, purtroppo chiusi.
Per chi non lo sapesse, questo parco, ex cimitero dei poveri, è situato esattamente alle spalle della biblioteca pubblica, altra tappa imperdibile. Nell'attesa della sua apertura, ci siamo concessi un breve giro di shopping da Urban Outfitters e Forever 21, in cui ho preso giusto quattro cose di numero.
Tornando alla biblioteca pubblica, penso sia stata una delle cose più solenni che abbiamo mai visitato. La sua imponenza, la sacralità dell'atmosfera, il profumo di storia e cultura che permeava ogni angolo... Se chiudo gli occhi posso ancora sentire quel silenzio.
A pochi passi dalla biblioteca, quasi inglobata in ciò che la circonda e la sovrasta, c'è la Grand Central.
Piccola curiosità: la bandiera che vedete sulla sinistra è stata appesa pochi giorni dopo l'11 Settembre 2001, per ricordare le vittime dell'attentato al World Trade Center, in modo che chiunque arrivi in città e chiunque stia partendo, sollevando lo sguardo possa vedere la grande ferita che New York si porterà sempre nel cuore.
E' la stazione più grande del mondo e, ovviamente, la più famosa considerata la lunga filmografia in cui appare. Dite la verità, anche voi avete pensato "Where's Serena?" vero? ^^
Lasciandoci la Grand Central alle spalle, abbiamo continuato a camminare senza meta, beccando alcuni dettagli davvero deliziosi:
Siamo stati dal famosissimo Macy's, da Victoria Secret (devo ancora capire l'euforia attorno a questo brand, non per dire, ma io trovo reggiseni più carini da Tezenis. Bah), da Sephora, finché l'orario non ha risvegliato un certo languorino e ci ha fatti approdare all'Hard Rock Cafè.
Chi segue il blog sa quanto sia importante per me, quanto faccia parte della mia vita, la grande passione ed il grande amore che nutro nei suoi confronti e lo stesso si può dire per il mio fidanzato.
Ritrovarsi davanti a cimeli dal valore inestimabile è stato emozionante.
L'unica cosa negativa è stata la grossa presenza di italiani, che si lamentavano per tutto. Per ogni singola cosa. E non lo facevano discretamente, ma urlando e smadonnando che nemmeno al mercato del pesce. Chi era contrariato per l'attesa, chi per la troppa gente, chi PER LA MUSICA TROPPO ALTA (ammetto che a quel punto stavo commettendo un reato!), chi per i prezzi e chi per il fatto che "tante storie per quattro chitarre".
Che tristezza...
In compenso, lì dentro è un mondo a parte.
Abbiamo mangiato benissimo, con alcune tra le nostre canzoni preferite in sottofondo. La sala è spettacolare ed il tempo passato lì piacevole e divertente.
"For your engagement. I'm so happy for you two. You can eat it or not, do whatever you want guys".
Ovviamente lo abbiamo mangiato, c'era da chiederselo? Ed era delizioso.
Nonostante la pioggia, ai nostri occhi la città continuava ad essere incantevole ed abbiamo passeggiato, entrando di tanto in tanto in qualche negozio:
Per gli amanti di Forrest Gump...
Vi lascio con questo video di Toys"R"us, un posto fantastico per grandi e bambini.
Alla prossima, con un salto nella meravigliosa Washington.