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Milan 2010/2011: i primi appunti tattici 2

Creato il 08 ottobre 2010 da Gianclint

-Seconda parte: il centrocampo, saper “come stare”, non solo “dove stare”-

Milan 2010/2011: i primi appunti tattici 2

Clarence Seedorf: sempre al centro della discussione... e del centrocampo del Milan

“Come mai gioca Seedorf?”, ci si è domandati prima della partita col Parma per l’ennesima volta. Per rispondere a questa domanda bisognerebbe essere Allegri… oppure mixare al proprio intuito alcune nozioni circa le caratteristiche che devono avere i giocatori per andare a comporre un centrocampo a tre “che assomigli al Mister”.

Quindi: il regista dovrà essere dotato di lancio lungo per ribaltare l’azione con velocità e precisione (e Ibra sottoscrive), di carisma per comandare i compagni di reparto nel dare equilibrio; bravo a temporeggiare sulla palla scoperta e non farsi saltare; che non perda mai la posizione; uno dei due interni dovrà sapere aiutare i compagni di reparto, lavorare di più in fase di non-possesso, aiutare il c.m.m. nel dare equilibrio e nel recuperare palloni; buon’ultima, l’altra mezzala che dovrà avere doti di assist-man, sapere tirare da fuori, la capacità di sapersi muovere tra le linee e quindi mettere in condizioni i tre attaccanti di andare al tiro e pure saper gestire la palla.

Questo è un tentativo di dare una spiegazione dal punto di vista tattico che è quello che qui proviamo ad approfondire, non un giudizio. Ad esempio, sull’invocato Boateng mi pare di poter dire che si sia preso il suo tempo per ambientarsi dopo una partenza convincente, non altrettanto bene le sue ultime uscite -seppur con un minutaggio al contagocce-. E’ normale, ed uscirà certamente perché non ha solo la quantità -e Flaminì è lì che pare Godot-, ma pure qualità che al Milan, per fortuna, è ancora la prima discriminante, insieme… “al cervello”.

L’anno scorso ogni comportamento della squadra –in fase difensiva, di costruzione, come ampiamente descritto nella nostra serie “Undici nel Mirino” della scorsa stagione-, derivava dall’abito indossato dagli attaccanti; Allegri ha preso la situazione in mano e ha messo il focus sul reparto mediano: e’ qui che il Milan ha il suo perno.

Segnali buoni ne troviamo, non pochi: i meccani­smi si sono via via fatti più organici e, se Parma ha presentato il culmine stagionale delle prestazioni della squadra, non è un caso che la miglior vena di Pirlo sia coincisa con il ritorno a nuova vita di Gattuso. Aggiungo che l’aiuto in appoggio dei terzini sarà ancora fondamentale per i centrocampisti, giocando in un sistema a tre in mezzo: il gioco dei laterali rappresenta sempre un aspetto determinante.

Milan 2010/2011: i primi appunti tattici 2

La grinta, la voglia... il Boa deve ancora dimostrare di "essere un titolare" del Milan: lavoro, impegno e "cervello" è quel che serve.

La squadra, dopo Cesena e Auxerre e Catania, avrebbe avuto difficoltà ad assorbire l’inserimento di Boateng e altri in pianta stabile -ognuno per motivi differenti-, ed è passata dal doversi trovare al sapersi trovare, facendo risultati, e di conseguenza quella tranquillità che servirà proprio per inserire variazioni in mezzo coi due giocatori citati. I Boateng e i Flaminì dovranno vedersela con “I Pilastri della Terra”: anche così potremo misurare il loro reale peso specifico e se la garra non è di facciata, ma concreta…

Ma cos’è, in soldoni, la differenza che passa tra il “DOVE STARE” ed il “COME STARE” in campo?: la miglior gestione della palla, anche per vie orizzontali, che a tanti non piace, ad esempio… ma è necessario per avere centrocampisti che sappiano giocare le due dimensioni. Esercitare un buon possesso è coinciso con la gara dove il Milan ha corso meno, ma meglio, e generato numerose occasioni. Abbiamo visto come sia decisivo il giocare la sfera massimo a due tocchi, con chi va senza palla e chi invece sa dare la palla. Nello specifico del reparto mediano poi,  il movimento dei centrocampisti in ricezione è questione più mentale che atletica, infatti. Il “come” ed il “dove” assieme è questa miscela.

Il pressing avversario che spesso viene organizzato contro di noi può andare naturalmente a buon fine o meno, a seconda degli stati di forma dell’una e dell’altra squadra, dei giocatori. In conclusione, per i più esigenti tengo qui a chiarire una cosa, la differenza tra pressione e pressing: se l’uno è un atteggiamento più di un singolo -che copre il portatore, temporeggiando, ad esempio-, il secondo termine tratta di un comportamento collettivo organizzato-il triangolo di pressing, ad esempio-: contro di esso la migliore arma non è contrapporre giocatori solo fisici o dinamici, ma dosare in un buon mix gli interpreti, il disporre di uomini tecnici e tatticamente intelligenti. I più pressabili tra i nostri centrocampisti sono infatti Gattuso, Ambrosini, Flaminì e Boateng -bravo ad attaccare di certo, meno a difendere e gestire la palla-: e qui torniamo alla domanda di partenza a cui, per sovrapprezzo magari, abbiamo provato a rispondere.

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