Quanti Alti Papaveri in questo Milan nel guado...
Emblematico, forse, e di che suggeritecelo voi: palla fuori, Boateng gesticola con Seedorf a centrocampo, da lontano… nella precedente azione, libero, il 27 non aveva ricevuto la palla dal nostro 10; si guardano, qualcuno non capisce o fa finta… il 27 si avvicina a Pirlo allora, che lo rassicura, allargando le braccia e facendo di ‘sì’ col capo… “Lo sai che i papaveri…”
Chiarimento o meno, il Boateng da lì inizia a giocare più palloni: dà qualità e non solo quantità, spariglia il numero, pare quasi “apparire” d’incanto fra le linee dei Catanesi… Gli diciamo di stare attento, perché il siparietto potrebbe ripetersi e mai più esplicitamente; per lui -per il Milan-, che alla fine di un pareggio senza capo né coda, afferma “DI CREDERCI”. Da osservatori di particolare prospettiva, gli suggeriamo di diffidare da chi crede troppo in sé e poco negli altri, di chi pone sé né sopra né sotto alla squadra, ma aldilà di essa… a torto o a ragione non ci importa. Non più… perché gli alibi son finiti nel giro di tre giorni a fine agosto, poche balle.
Esiste una strana -per me- tendenza negli uomini che li porta ad erigere confini, quindi pure nei giocatori che, quando lo scavallano, porta sempre più in là… schiavi del quel limite stesso. E non stiamo qui, non oggi, ad analizzare situazione di gioco MANCANTI non per idee, ma per incistamenti fisici e mentali. Il sangue muove cuore e cervello… siamo così maturi di calcio che sappiamo che non si vince né per una sola componente di questi, né che il cuore sarebbe utile senza il cervello ed il sangue perché pomperebbe a caso, e senza reso indietro.
Erano alti i papaveri della canzone, ma uno non lo è… non fisicamente almeno: se ne sta là mezzo rintanato sulla sinistra, con licenza Presidenziale di essere schiavo -pure lui- di un allegria tanto infantile che inizia a stancare: normolineo sì, e magnetico dev’essere per convogliare in quel modo il gioco di attacco. Tutte le azioni -che vi sia Ibra che “si fa vedere”, o il terzino destro largo e smarcato- passano da lì, per i suoi capricci e c’è sempre un passaggio in più per lui, per non farlo spostare troppo dalla sua aiuola a cercare sole e gloria per sé. Non per altri…, ci pare dai risultati.
Ma c’è anche un altro papavero, questo sì alto alto… che FINORA sta buono e zitto e misura le parole MOLTO PIU’ di quanto la sua intelligenza presa dal mondo reale e portata a prestito al campo non faccia credere… per ora, se ne sta composto, attende con pazienza di essere annaffiato e attende il suo turno per un giro di sole. Ma lo sappiamo cosa finiscono per combinare i papaveri a tenerli in un certo modo…
Lo strano caso di un Papero timoroso fra terra e cielo
Poco più in là, a destra sulla radura, sul bilico della linea dove si confonde lo stagno limpido con le fanghiglie sta un Papero… che stiamo scoprendo bruttino e storto. Da quel Fiorentina-Milan 0-1 di un febbraio di qualche anno fa, i tormenti sotto-piumaggio sono diventati cadenzati, puntuali. Si dice che abbia esaurito ormai le parti da irrobustire… flessori, adduttori, bicipiti tricipiti femorali: primiera, settebello, ori… tutto suo.
Ha “la mascella caotica”, ci hanno detto e iniziamo a leggerlo anche su internet, e sentirlo dire in TV, ma il Papero non è poi piccolino se davvero ha messo su piume per tanti chili e il testino bianco e svetta più su di parecchio da quando è arrivato con l’apparecchio sui dentini.
Non certo sulle sue zampe palmate, abbiamo idea che non si senta sicuro di prendere definitivamente il largo nel nostro stagno. Chi non sia interessato solo al paté che ha in dote provveda… grazie.
Un’ultima piccola cosa che ci riporti sul pianeta…: uscendo da S.Siro, nell’umido che saliva dai marciapiedi incastonati di foglie, si sentiva insistente il mugugno su chi siede sulla panchina; netto… che teneva a distinguere il Milan da chi lo sta allenando con relativa immedesimazione nella parte. Non si citi la pazienza che si deve avere, piuttosto le idee con le quali vogliamo condirla per renderla almeno digeribile. … capirà, con quel popo’ di menù alla carta i palati fini non san che farsene di attendere il cameriere di turno.
E qui chiudo dal Buco Nero: perdonate l’allegoria ma più chiaro di così rischiavo di diventare trasparente… e non divertire nessuno, neanche me.
P.s.:Starò via qualche giorno… sì tornerà a parlare “di campo” venerdì.
Un abbraccio a tutti gli amici ed i lettori del Milan Night.