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Milan di Allegri: alla ricerca dell’equilibrio – 3

Creato il 04 settembre 2010 da Gianclint

-La funzione della prima punta nell’equilibrio di squadra-

“Può il solo [sic] Ibrahimovic dare equilibrio alla squadra?”, la risposta alla domanda è sì.

Tra le varie ragioni di ordine tecnico e tattico che determinano una certa facilità ad inserirsi del giocatore in una squadra come il Milan ne scegliamo due: una riguarderà il singolo e le sue capacità calcistiche, l’altro un aspetto che talvolta viene ignorato -forse perché difficoltoso da cogliere in televisione-.

Come abbiamo visto e ragionato assieme, l’equilibrio per una squadra che si chiama Milan non può essere preordinato a scapito della propositività di un idea di calcio offensiva; quest’anno poi, organizzare il suddetto equilibrio rappresenterà una sfida per Mister Allegri di certo stimolante.

Il parco giocatori ha disposizione ha la sua punta di diamante nell’attaccante svedese: e quando parliamo di Ibrahimovic, non dovremmo sottovalutare mai la sua carriera calcistica che, precedentemente alla Juventus, lo vide indossare la maglia dei Lancieri dell’Aiace Possiamo facilmente immaginare che là sviluppò quella determinata cultura calcistica che lo porta ad avere oggi una consapevolezza non solo istintuale del proprio lavoro, ma anche concettuale.

Il fisico permette allo svedese di prendere posizione facilmente sull’avversario; la straordinaria capacità di controllo della palla gli permette di addomesticare passaggi discutibili -quelli troppo alti dal terreno, ad esempio-; l‘istinto e la forza di essere pericoloso da qualsiasi posizione del fronte d’attacco. Oltre alla valenza offensiva, questi aspetti determinano due comportamenti da parte di tutti gli altri reparti: la possibilità per il centrocampo di rifiatare o andare a supporto, e alla difesa la possibilità di accompagnare la squadra.

Questo aspetto -schierare una prima punta in grado, non solo di tenere il pallone, ma anche di giocarlo per sé e per/con i centrocampisti e abilissima nel controllo anche disagiato della sfera-, nasconde tra l’altro un aspetto che sarà certo gradito ai nostri mediani dal piede meno nobile… Flamini, Ambrosini, Gattuso -Boateng merita un discorso a parte e ne parleremo-: alla giocata verticale quindi -spesso immediata per i dettami del Mister-, sarà richiesta una minor dose di qualità.

Milan di Allegri: alla ricerca dell’equilibrio – 3

Il "triangolo giallo" indica un buon posizionamento in transizione negativa a palla persa lateralmente

Questo permetterà più facilmente alla squadra di tenere le distanze in fase di costruzione e nello sviluppo del gioco offensivo, una maggiore imprevedibilità negli inserimenti dei centrocampisti, nonché la possbilità di coprire meglio il campo senza sbilanciarsi in maniera continuata per tutti i ’90.

Altro aspetto che porto all’attenzione degli amici e dei lettori del “Night” riguarda più l’organizzazione tattica. Una buona prescrizione -sebbene poco citata, come dicevo all’inizio-, sarebbe quella che porta a valutare le funzioni d’insieme nel generare equilibrio tra la prima punta ed il difensore centrale.

Sarà compito del regista difensivo infatti portare su la linea, dell’attaccante ora far rifiatare, ora far inserire i centrocampisti dinamici naturalmente, ma “insieme” dovranno combinare i movimenti per mantenere la squadra nel corretto assetto, senza lasciare i cosiddetti “buchi” nel mezzo.

La compattezza di una squadra -sia che essa si sviluppi su 30 m. che su 70 m. o quel che un allenatore ritiene più appropriato per le caratteristiche dei suoi uomini-, sarà determinata anzitutto da una buona interpretazione di questo comportamento da parte di questi due giocatori. Il centrocampo, adeguatamente istruito, ora proteggerà, ora andrà ad attaccare la linea avversaria, ma SEMPRE con riferimenti VISIVI costanti, sia in transizione positiva che negativa.

Ed il primo passo da fare per creare un’identità comune nei giocatori sul campo è questo: sviluppare una collobarazione reciproca, “sapersi riconoscere e trovare” in campo.

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