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Milan di Allegri: come nasce una sconfitta

Creato il 21 dicembre 2010 da Gianclint

-Nuovo Mister, vecchie abitudini-

L’intensità in campo ci ha portato in testa alla classifica; il lavoro svolto con continuità durante le sedute in settimana, l’adesione, la disponibilità al sacrificio, “lo stare tutti allo stesso rigo dello spartito” diversamente dal passato.

Siamo arrivati primi partendo da un Robinho che da utile si è saputo rivelare efficace; dal centrocampo con Pirlo ad uno con tre mediani, di cui uno di 34 anni che dopo 15 anni di carriera a rubar palloni  ha giocato da “volante”; da un Flaminì dato per spacciato che pareva filare liscio tanto da fare la punta aggiunta, poi l’infortunio… fuori lui, dentro Boateng che dalla trequarti agiva per l’area e in area di rigore con prepotenza.

Il fil rouge?: l’intensità del gioco dei nostri attaccanti -e non parlo (solo) di gol, ma di benefici offerti al centrocampo non uso “a far gioco”, ad una difesa -ed una piazza- che ha scoperto che “giocare la palla lunga” non è peccato; meglio se giocata con qualità, certo, ma non bestemmia, risorsa fulminea piuttosto, non scontata come si è portati a credere, ma un’arma “nuova”.

Lo 0-1 contro la Roma -quanto prevedibile, a posteriori?-, lascia sospesi i giudizi e gli zebedei; non so quanto simile alla sconfitta contro la Juventus, prende le mosse su altre basi: quelle delle feste Natalizie, di un Natale che ormai quasi storicamente per noi va del tutto giù insieme all’ultima fetta di pandoro riciclata per colazione alla Befana: “Togliamoci ‘sto dente và!”

Destinazione Maldive -anzi Malvinas, per dirla alla Diego10-; per me si sarebbe ripartiti gia a lavorare e non per punizione, ma per responsabilità: quella che ogni squadra deve portare a se stessa -e a nessun altro-. Gli aerei rullavano in pista già da qualche giorno, pronti per portare via i protagonisti della commedia di sabato scorso; tutti, chi più chi meno, han recitato calcio, non giocato: ma il teatro già era stato allestito in settimana coi nostri colori e vedere replicato in campo il Milan Christmas Show, beh… è stato stomachevole.

Così in settimana, mentre qualcuno scambiava per una hostess del Teatro Nuovo la figlia del presidente, è stata fatta una promessa da palcoscenico e bestemmiata una liturgia antica: quella che ci insegna che certe cose si fanno al chiuso di uno spogliatoio, non davanti alle telecamere! Chi del papillon sfoggiato in platea da Pirlo ne ricercava la lieve eleganza in campo dopo la sostituzione al 20′ è rimasto col libretto in mano: nessun DO di petto era previsto.

E Allegri da già sul palco stava con due occhi così a sentire: “Almeno uno dei trofei a maggio, scegliate voi quali”, applausi e risate. Volto imbarazzato di chi deve conoscere e farsi conoscere. Sorrisi di circostanza, tutti belli, tutti bravi… è vero, ma bisogna rimanerci. Intanto c’è una gara che non decolla in settimana, e l’occhio resta così anche giù dal palco.

Qualche allenamento al mattino di troppo, la Festa del Natale delle squadre Giovanili -”Piccoli Uomini” da salvaguardare prima che da allenare al calcio, che verrà dopo se mai e forse-. E ancora su un palco, da esempio e sprone si sentono i nomi di Abate e Antonini… applausi -meritati per loro-. La Roma sembra una formalità, ci sono i sorteggi di Champions League, la parte tattica relegata alla rifinitura di sabato salta, campo -piccolo- indoor causa neve.

“Sono soddisfatto del sorteggio”, ma che fa, è il modo questo? Non importa quel che penso io sul sorteggio, ma non si fa così, Misternon si dice proprio MAI!, neppure sotto tortura: l’avversario sarà sempre “…complesso da affrontare e presenta caratteristiche che possono metterci in difficoltà. Dovremo essere bravi a farci trovare pronti per disputare due grandi partite, a S.Siro e al White Hart Lane”. E che cacchio!

Milan di Allegri: come nasce una sconfitta
Un signore con pochi capelli e strane idee in testa ha avuto la sorte ed il merito di essere tanto sintonizzato con il calcio da essere riuscito a riscriverlo -ed oggi tutti ancora a testa giù a rilleggerne gli appunti-:Se in settimana vai a 80 km/h, alla domenica non possiamo pretendere di andare a 120 km/h”. Non ha inventato nulla Arrigo Sacchi, solo messo i giocatori “a lavorare” al loro posto. Osserviamo questo allievo di Arrigo Sacchi -tutti lo sono- a pochi metri dalle tribune: dopo 80’’ richiamava non una posizione o una distanza, ma un coinvolgimento che già in partenza sapeva fragile.

Il sabato in conferenza afferma: “Nel calcio i colpi di genio non esistono, nessuno inventa niente”, com’è vero signor Allegri. Ma non è che il clima da uvette e canditi è piaciuto un po’ troppo pure a lei?: fuori Pirlo dentro Seedorf?, bene, se ne deduce che vuole un uomo a far gioco per quelli davanti… ma allora, spostare Boateng mezzala sinistra e mettere Seedorf sulla trequarti, non era più naturale, vista pure la scarsa vena generale? Perché ha tentato di inventare qualcosa e combinato niente?… si sarebbe perso lo stesso, han ragione i fatalisti.

Milan di Allegri: come nasce una sconfitta
Ci stiamo conoscendo a vicenda,come ha detto Lei signor Allegri: per mie ragioni personali mai ho dubitato del suo carattere, della sua autorevolezza e  della competenza neppure a parlarne; le risposte le abbiano avute dai giocatori in campo, ed il 1° posto è lì a ricordarcelo, così come il modo in cui lo abbiamo raggiunto.

Auspicando che Lei possa diventare Grande assieme a questo Milan, la saluto con una frase del Paròn allora, augurandoLe  di vincere la metà di quel che ha vinto lui, di essere Uomo “nella squadra” e “per la squadrala metà di quanto è stato lui.

[Mister te sarà ti, muso de mona. Mi son el signor Nereo Rocco]

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