Milan – Genoa, analisi tattica: la palla scoperta

Creato il 24 settembre 2010 da Gianclint

-Gestione delle palle scoperte: la linea di scappata e la copertura-

La settimana scorsa abbiamo visto insieme come il Mister si proponga di fare attaccare la palla presto alla squadra sull’uscita avversaria: il pressing ultra-offensivo.

Ogni comportamento collettivo che una squadra adotta genera delle conseguenze negative a livello tattico che, nel caso nostro, devono essere ancora perfezionate. Data come fondamentale la presenza di almeno uno fra T.Silva e Nesta nella linea -per motivi tecnici e fisici-, l’organizzazione difensiva nel gestire la palla scoperta è imprescindibile.

L’edizione passata della Champions League è stata decisa spesso da un comportamento difensivo errato di uno o più difensori coinvolti -marchiano quello di Van Buyten su Milito a Madrid, dove il centrale Bavarese “scappa troppo” all’indietro e senza una copertura adeguata.

Prima di continuare… cos’è una “palla scoperta” (o libera)? Quando un attaccante non ha pressione addosso e ha libera la luce per la giocata, ok… “ma cosa genera in soldoni?”, ci domandiamo: l’opportunità di vedere i propri compagni smarcarsi; spazio -quindi tempo!- per cercare l’assist più efficace.

Non mi soffermerò troppo su come si genera una palla scoperta -dinamicamente, per situazioni di gioco o abilità del singolo nel saltar l’uomo o naturalmente, per contrapposizione tattica di moduli (3.4.3 vs 4.3.1.2., ad esempio)-, ma arrivo subito alla pratica: come GESTIRE UNA PALLA SCOPERTA.

Due le opzioni: 1) accorciare subito la palla scoperta e coprirla subito -e ne abbiamo parlato circa il comportamento difensivo avuto contro il Lecce-. 2) indietreggiare nel movimento che tutti abbiamo più e più volte osservato allo stadio ed in tv, il cosiddetto movimento di “scappata” (chi gioca difensore o ha giocato nel ruolo lo ha provato direttamente sulla sua pelle e può saltare direttamente ai commenti risparmiandosi i brividi )

Ho citato l’errore di Van Buyten -aldilà dell’abilità di Milito, ovvio, l’errore resta- come esempio da NON seguire… Ma perché?, e scappare fino a “dove?”, “come” coprire una palla… scoperta?

Esiste naturalmente una prescrizione didattica in questi casi: e il movimento richiesto è diviso in due fasi…

Palla scoperta: 1°movimento sulla "linea di scappata"

In figura: su una palla scoperta in possesso dell’attaccante avversario, i difensori “scappano” fino ai 20/25 metri approssimativamente, al contempo stringendo -in questo caso al centro- in relazione alla posizione della palla -NON A QUELLA DEGLI ATTACCANTI LIBERI che porterebbero aprire la linea!-

Questo permette al centrocampista più dinamico di inseguire da dietro l’avversario in possesso di palla; mette in condizioni lo stesso di “dover iniziare a pensare” cosa fare e i suoi compagni liberi di cercare un movimento che potrebbe risultare poi non produttivo alla finalizzazione della giocata.

Una volta giunti alla cosiddetta “linea di scappata” -sui 20/25 metri come detto-, si deve procedere a generare il cosiddetto triangolo difensivo. Avremo un vertice del triangolo (a) con il centrale che fronteggia il portatore che “esce”, coi restanti componenti del reparto a formare una linea di copertura come nell’esempio in figura con (b) e (c)

Palla scoperta: 2°movimento, uscita sulla palla e triangolo di copertura

A noi certo non mancano centrali con doti per giocare d’anticipo e coprire immediatamente una palla libera centralmente, se mai carenti sono gli esterni: non solo per caratteristiche tecniche, ma per intelligenza tattica.

Nella partita contro il Catania spesso “la linea di scappata” era troppo a ridosso dell’area, e chiamare i due centrali alla costante uscita diretta sul pallone in situazioni del genere nei 90’ minuti ci pare francamente un limite e non una risorsa spendibile continuativamente per 90′ in un contesto di calcio organizzato collettivamente.


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