-Incontri ravvicinati di vario tipo-
Si può ritenere che alcuni dei confronti che il campo proporrà possano derivare da vari aspetti, e non solo dalla semplice dislocazione delle due squadre in campo: un duello basato sul movimento “naturale” del giocatore; un secondo sulla strutturazione delle due squadre; l’altro “per scelta” di competenza della marcatura da parte del difensore.
Impegnato stabilmente come terzino della nostra difesa, Ignazio Abate è il giocatore che più ha evidenziato una maturazione circa la consapevolezza del nuovo ruolo. Il miglioramento a livello tattico di reparto è evidente e -come deve essere- si traduce in giocate difensive efficaci: le diagonali certo, così come l’aver scoperto un buon tempo sul temporeggiamento nell’1vs1 e nel movimento di scappata del reparto, ad esempio.
E’ soprattutto per aver fornito gare non solo di buona tenuta, ma pure brillanti in fase di appoggio al proprio centrocampo, che il biondo terzino si è fatto notare: di fronte i signori Cristiano Ronaldo, Samuel Eto’ò -appunto-, non han avuto vita facile. Istruito ottimamente a livello collettivo, nell’atteggiamento difensivo individuale fa del posizionamento corretto un suo punto di forza: la torsione che dà al busto, in fase di temporeggiamento su un attacco laterale, invita l’avversario a rientrare o a puntarlo sul suo “piede forte”; questo, unito ad un buon riflesso sullo spostamento della palla, fa di Abate un reale acquisto del Milan dell’ultimo anno.
A giocare sulla medesima porzione di campo, Van Bommel: l’olandese determinerà per larga parte l’equilibrio della squadra in campo. Sfiancante il ruolo, fisicamente e mentalmente, si destreggia finora con buona presenza, soprattutto nella fase di rottura del gioco avversario. Uso a giocare su una struttura del tutto differente di centrocampo, manca in continuità non solo nella fase di costruzione e nella verticalizzazione immediata, ma, per continuità, anche in quella della semplice circolazione della palla, caratteristica distintiva di qualsiasi metodista. Partito “a razzo” riempie gli occhi con l’enorme bagaglio di esperienza che lo fa giocare spesso in uno stato di apparente surplace: le gare che lo hanno visto opporsi ad un trequartista lo colgono in difficoltà sul movimento di presa e rilascio dell’uomo tra le linee.
Per una semplice questione di “accoppiare” possibilmente con un opposto morfologico la punta, Pato dovrà andare a cercare “l’altro” centrale. Sia esso Ranocchia -bravo nella gestione della palla, mooolto meno a difendere-, che Materazzi –strutturalmente svantaggiato nel difendere contro Pato-. Senza Ibra a dar ossigeno e a riciclare i palloni “discutibili” del centrocampo, il 7 dovrà mettersi in testa che la palla dovrà pure venire a prendersela, e a cercare un posizionamento funzionale al gioco dei suoi compagni per ogni fase della gara.
Da troppo tempo fuori contesto, non parlando di una media realizzativa che potrebbe essere destinata a scemare poggiando su basi di un anarchismo tattico che a 21 anni fa “stringere il cuore” ai tifosi per quanto lo limiti, è anche altro che servirà a Pato. E’ probabile che non mancheranno gli spazi da attaccare, gli 1vs1 dove poter primeggiare, è vero: ma il derby non è “solo” questo, è roba da grandi. E’ giunta l’ora di diventarlo anche per lui.