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Milan l’è semper Milan (o quasi).

Creato il 11 aprile 2015 da Martinaway @MartinawayTB

"Ancora due isolati e Milano sbocciò in tutto il suo splendore. Tre glorie della città erano lì ad arrendermi: la Scala, il Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele II. Mi recai dapprima alla cattedrale - cavernosa e gotica, la terza chiesa per grandezza al mondo -, esteriormente sporca e coperta da ponteggi e così cupa all'interno che mi ci vollero interi minuti per individuare la volta. Era veramente splendida in quella sua maniera tenebrosa, e completamente priva di turisti, il che costituiva una piacevole novità dopo Firenze. C'era solo un costante afflusso di persone del luogo che facevano una scappata per aggiungere un lumino alle centinaia già accesi e per sussurrare una veloce Ave Maria prima di tornare a casa per la cena. Mi piacque. È talmente insolito scovare una grande chiesa utilizzata allo scopo per cui è stata eretta...

Dopo di che attraversai la piazza e raggiunsi la Galleria Vittorio Emanuele II dove vagabondai felicemente per un'ora, le mani dietro la schiena, pascendomi della vista delle vetrine e notando con inquietudine gli occasionali, mollicci, escrementi dei piccioni che erano riusciti a penetrarvi e ora conducevano una vita rimunerativa planando tra le volte e cagando sui passanti. La Galleria è un imponente porticato dedicato allo shopping, alto quattro piani, costruito nello stile pomposo del decennio 1856-60, e tuttora probabilmente il centro commerciale più elegante al mondo, con pavimentazione di piastrelle accuratamente disegnata, una copertura reticolata in ferro e vetro e una cupola che sovrasta da una cinquantina di metri la rotonda dove s'intersecano le due ali. Possiede l'altezza e l'echeggiante tranquillità, e persino la forma, di una cattedrale, ma con un tocco della grandezza commerciale di una stazione ferroviaria del diciannovesimo secolo. Tutti i centri commerciali dovrebbero essere così.

[...]

Dopo l'Italia meridionale, Milano non mi parve neppure italiana. La gente parlava rapidamente e andando dritto al punto, facendo dondolare le borse degli acquisti che ostentavano nomi come Gucci e Ferragamo. Non si gingillava sopra gli espressi né si gettava sui giganteschi piatti di pasta, con i tovaglioli infilati nei colletti. Non s'impegnava in accese discussioni su banalità. Partecipava a meeting. Stringeva accordi. Parlava al telefono in auto. Guidava con attenzione, soprattutto BMW e Porsche, e parcheggiava come si deve. Sembravano tutti appena usciti dalle copertine di "Vogue" o di "GQ"."

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INFO

"Bill Bryson è nato a Des Moines (Iowa) nel 1951. Dopo aver vissuto dal 1977 in Inghilterra, dove ha svolto attività giornalistica, è tornato negli Stati Uniti e ora risiede a Hanover (New Hampshire)".

Il libro " Una città o l'altra" è edito da TEA Libri ed è possibile acquistarlo in tutte le librerie e online (ISBN 978 88 5020 997 2).

[Le informazioni riguardanti l'autore sono state tratte dal sito www.tealibri.it]

[Le foto sono state tratte da Google]


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