Con il Napoli a -4, la capolista cercava un allungo, contro una diretta avversaria, nell’anticipo della 23esima giornata di campionato {turno infrasettimanale}.
Una vittoria contro l’attuale terza compagine della Serie A avrebbe messo pressione sul Napoli, impegnato a Chievo, e l’Inter che chiuderà la giornata giovedì sera al San Nicola di Bari. Il tecnico rossonero aveva provato a spronare i suoi in conferenza stampa dichiarando gli 80 punti come obiettivo stagionale.
Partita {sulla carta} interessante quella di San Siro, anche per vedere all’opera qualcuno dei nuovi acquisti del mercato di gennaio: tanti i colpi effettuati da Milan e Lazio. Mentre, effettivamente, a Milanello l’emergenza infortuni pare assolutamente non conoscere attimi di pausa: Allegri alla lista dei tanti infortunati ha aggiunto anche Ambrosini e deve fare a meno a centrocampo della squalificato Van Bommel, convocando subito i nuovi arrivati, i difensori Legrottaglie e lo spagnolo Didac Vila. Partiti entrambi dalla panchina con Thiago Silva che fa il pendolare tra il centro della difesa e la mediana. Stasera a fargli compagnia il recuperato Flamini e l’olandese Emanuelson. In attacco Pato preferito a Cassano. Turnover in casa Lazie: Sculli e quel bastardo di Kozak titolari a Milano. Hernanes trequartista dietro le due punte nel 4-3-1-2. Nessun dubbio in difesa: ci saranno Lichtsteiner, Biava, Dias e Radu. Molti a centrocampo. Matuzalem è favorito su Ledesma come vertice basso, ma il tecnico della Lazio non vuole correre rischi con il brasiliano, reduce da un infortunio. Turno di riposo per Mauri? C’è Gonzalez.
Partita che più catenaccia di cosi si muore. Roba che le squadre che la praticano andrebbero abolite dai campi di calcio. In più due giocatori ci vengono mandati in ospedale {con Caressa che trova anche il coraggio di dire “appena ha visto il sangue Kozak si è spaventanto. Non voleva”}. Che schifo ste mezzeseghe, porca troia. Come se undici giocatori indisponibili non fossero gia sufficienti. Siamo persone di sport, si sa che capitano annate in cui le infermerie sono piene – soprattutto se molti dei tuoi giocatori sono logori da tante partite e tante stagioni.
Il Milan incappa in una di quelle serate in cui manca solo la beffa della squadra ospite nel finale. Prende un doppio palo con Ibrahimovic e un salvataggio sulla linea di Bavia su tiro di Robinho – cazzo tutte a lui? – e porta a Milanello. Per fortuna la beffa resta una sola: il pubblico rossonero che esulta e sul tabellone luminoso del Meazza parte la sigla che annuncia il gol del vantaggio del Milan sulla Lazio. Succede al 5′ della ripresa, ma la rete di Zlatan Ibrahimovic è solo un illusione, visto che il pallone calciato di destro dallo svedese colpisce prima un palo poi l’altro ballando sulla riga di porta, per finire infine fra le braccia di Muslera. Tania si dispera, tirano un sospiro di sollievo i giocatori della Lazio, e la regia dello stadio deve cambiare la grafica del tabellone riportando il risultato sullo 0-0. Momenti caldi, momenti intensi…
Il doppio palo sancisce un momento topico di questo campionato con rivali che sghignazzano di nascosto – visto che ancora devono scendere in campo – in una partita sbloccabilissima ma che impatta sulle due uova: 0-0. Merito di una Lazio che si fa battere dal solito, immenso numero 11 rossonero – il doppio palo vale il bacio di Pagliuca ai mondiali USA? Esagero? Kinda… -, organizzata e che non perde mai la testa almeno per dieci effettivi.
Se i numeri in trasferta sono assolutamente positivi nel campionato rossonero, rimane assurda ed inspiegabile l’incapacità di fare la differenza nelle partite importanti fra le mura amiche. Espatriamo? Chiediamo alla Primavera in prestito il Vismara? Juve, Roma e Lazio. Se nell’ipotesi che il campionato si dovesse decidere a fil di lana poi il giramento sarebbe ancora più vorticoso.
Lazio praticamente innocua negli ultimi venti metri, anche se fa un pressing pazzesco a centrocampo. Emanuelson sarà bersaglio di duecento cristonate in turco, greco e ucraino nel proseguio della partita ma è una vera spina nel fianco per la retroguardia, comunque organizzata, biancoceleste. Thiago Silva ottimo nel far ripartire la squadra e a giocare in quella posizione che fu di Andrea Pirlo da Brescia con tutta la classe e l’intelligenza calcistica di cui dispone. Pato fa un passo indietro, uno avanti e altre cinque non si sa dove. Solito gran lavoro di Flamini sugli inserimenti: peccato per i pè quader che mandano alle stelle una delle tante palle goal create questa sera. Subito dopo ci prova Ibra in perfetto volo plastico di testa ma la palla carambola su Bavia – semper lu – e viene deviata in angolo. Emanuelson sporca la sua, comunque, ottima gara con un tiro se è possibile peggiore di quello di Flamini descritto in precedenza: la palla è giunta fin qui.
Gli esterni biancocelesti non incidono, con Yepes che fa ottima guardia, ed Hernanes pare vagare senza meta precisa alla ricerca di qualche verità arcana per il terreno di gioco. Fra qualche mese ci diremo “Ma come cazzo abbiamo fatto a pareggiare contro questi qui?!?”
Nella ripresa la musica non cambia e si assiste ad un vero e proprio assedio degli uomini di Allegri verso la porta difesa da Muslera. La Lazio si chiude totalmente in difesa e si limita esclusivamente a proteggere il risultato anche con il supporto dei propri giocatori offensivi: in particolare un demente vestito da calciatore che piglia a ginocchiate tutto quello che si muove per il campo. Strano non abbia fatto lo stesso anche con l’arbitro – cosi se ne accorgeva di una tale presenza sul terreno di giuoco. LeGrottaglie non fa neanche in tempo ad esordire che dopo un quarto d’ora vede letteralmente le stelle girare in tondo. Ospedale {anche per Bonera}.
Emanuelson anche nel secondo tempo si mette negativamente in mostra divorandosi una seconda occasione d’oro per sbloccare il risultato, mentre Muslera ringrazia i due legni della propria porta che, come stregati, hanno incredibilmente impedito ad Ibra di salvare un’altra volta la propria squadra da un misero bottino di un solo punto.
Nonostante la straripante pressione ed il continuo ripetersi delle palle gol in favore del Milan, la retroguardia ospite non si scompone ed il risultato si chiude così sul definitivo 0-0.
Un punticino a testa che permette ai rossoneri di mantenere le distanze solo dagli avversari di questa sera, ancora a sette punti di differenza, ma che mette in condizione di accorciare le altre agguerrite inseguitrici.