–Situazioni sensibili sullo scacchiere della partita–
La difficoltà di affrontare il Napoli la possiamo rintracciare nella misura in cui il gruppo sta “credendo” in quel che fa. Mister Mazzari non è andato per il sottile: “Se si vuole volare alti dobbiamo sacrificarci tutti”, posto Cavani al centro del progetto, ne esalta la tecnica e la doti calcistiche coinvolgendo Pocho-Fulmine Lavezzi in un discorso di gioco più ampio; responsabilizzando tatticamente un Hamsik meno luminoso, ma più “costruttivo” che nelle stagioni passate.
La faccia furba di Lavezzi: il Milan dovrà mantenere "la guardia alta", l'assenza del 22 azzurro non renderà il Napoli meno temibile.
Pensare che l’assenza del n°22 stravolga le dinamiche della sfida del Monday Night sarebbe superficiale per i propositi che alimentano la discussione nei post di presentazione: Mascara e Sosa sono giocatori che san essere efficaci, che non possiederanno le stimmate del fenomeno, ma ne conoscono l’ispirazione e l’efficacia.
Cavani non è Maradona, tanto per chiarire: ha bisogno di un lavoro che lo inneschi, che di fatto distragga le difese da lui che, magistralmente, sa ottimizzare ogni francobollo di campo che l’avversario gli concede. Oltre alla capacità di ripartire con efficacia sul lato, il Napoli non è “solo” la capacità di portare al cross con apprezzabile continuità i due tornanti. A livello collettivo, il lavoro che la squadra produce sull’utilizzo in ampiezza del campo è temibile per il Milan -aldilà dell’errore sulla diagonale di Merkel, l’1-1 subito a Chievo nasce “da più lontano”, e ne riparleremo…-
Oltre a voler giocare il contropiede per esaltare le sue punte, una situazione che il Napoli tende a creare in attacco è quella di costringere alla presa 1 vs 1 la linea avversaria, attaccando con più uomini, schiacciandola, obbligando un centrale a gestire la profondità, e mettere un traversone, accorciare la ribattuta coi cc per andare al tiro direttamente o guadagnare nuovamente profondità sul lato debole con l’apertura sull’altro esterno o sulla mezza punta.
Il Napoli ha una buona continuità di punti conquistati in trasferta: si sente parlare di prova di maturità -oltre le tediose questioni arbitrali che non credo potranno avere una soluzione che parte da una base sportiva, ma da una élite di politica dello sport sì-. Il Napoli è squadra che ha trovato una buona compattezza strada facendo, che non è quella di inizio stagione; la qualità, se manca, manca nel mezzo ed altre vie son o state sviluppate nella costruzione del gioco, ora slegate dalla presenza di Gargano. La ricchezza del Napoli risiede nella capacità di reggere la voluttà a volte suicida del S. Paolo, di saper trovare stimoli interni -i più determinanti- da sé anche in trasferta.
Il Milan dovrà essere capace di avere presenza di sé stesso, della sua forza -anche quella fisica intendo-. Se la nostra strutturazione si presta facilmente ad essere messa in difficoltà dal sistema di gioco avversario, la base per costruire 90’ di qualità e sostanza è da rintracciare nel lavoro svolto in settimana. Il recupero di energie fisiche potrà fare la differenza ed il Milan ha dimostrato di “saper stare dentro” alla partita più di tutte le avversarie affrontate ultimamente, anche quelle non battute.
Se l’avversario presenta dopo più anni della medesima gestione tecnica un buon automatismo sulle scalate dei laterali sulla linea dei difensori, stante le nostre caratteristiche e scaglionamento offensivo, la trequarti è la zona che si può individuare come quella più “sensibile” del nostro avversario. In fase di possesso, misurare la loro capacità di assorbire la posizione del trequartista -con un mediano o abbassando un laterale e con l’uscita del centrale-; in fase di transizione negativa, sarà importante portare la palla ad uscire centralmente, e FONDAMENTALE lavorare in pressione sui mediani che si posizioneranno sfalsati per eseguire la costruzione.
Immettere risorse differenti a centrocampo: Merkel e Boateng, alternative valide per ricoprire due ruoli.
Oltre che sulla porzione di campo esterna della difesa a tre, individuare in questo movimento automatico del centrocampo la situazione da attaccare potrebbe portare ad una buona presenza della squadra nella metà campo avversaria, dinamica, che tiene conto della non eccelse qualità dei due interni azzurri, e delle caratteristiche dei nostri giocatori cui non si chiederebbe di snaturare le loro caratteristiche, se mai di esercitarle con intelligenza lungo i 90’.
Imprescindibile l’apporto dei terzini a sostegno del centrocampo: rendere meno automatica la loro copertura in ampiezza del campo, porterà via un uomo nel mezzo, creando di conseguenza spazio tra le linee.