8 OTTOBRE - “Non c’è niente da stare allegri”. Con questo gioco di parole, i tifosi del Cagliari, nella stagione 2008-2009, ironizzavano sulla situazione della propria squadra, ferma a zero punti dopo cinque giornate di campionato. L’allenatore di quella squadra era Massimiliano Allegri, attuale tecnico del Milan. Lo striscione mostrato quel pomeriggio allo stadio Sant’Elia di Cagliari, sarebbe d’attualità in un altro stadio italiano, quello di San Siro. La situazione in casa rossonera non è infatti delle più rosee: la squadra dell’allenatore livornese, ha iniziato la stagione con il “freno a mano tirato”, raccogliendo solo sette punti sui ventuno disponibili in campionato, e pareggiando in casa, in Champions League, con il modesto Anderlecht (anche se poi è andato a vincere, anche se un po’ fortunosamente, in casa dello Zenit di San Pietroburgo allenato da Luciano Spalletti): un ruolino di marcia non accettabile per quella che viene considerata la squadra più titolata al mondo. In questi casi, la messa in discussione dell’allenatore è cosa scontata, ma la dirigenza del club milanese, per ora, ha dato grande fiducia al tecnico, conscia del fatto che il calcio-mercato non è stato all’altezza delle aspettative.
Il mercato
Il mercato è il nodo cruciale di questa stagione del Milan; per sanare le casse della società e per prepararsi al “fair play finanziario”, i due giocatori più rappresentativi della squadra, Ibrahimovic e Thiago Silva, sono stati ceduti agli sceicchi parigini, ma sono stati rimpiazzati con innesti che definire “all’altezza” sarebbe utopistico. Questi due giocatori, non sono stati gli unici campioni a lasciare la compagine rossonera; al termine della scorsa stagione, si è assistito agli addii di uomini spogliatoio del calibro di Gattuso, Nesta, Inzaghi, Seedorf, che hanno dato tanto alla causa rossonera nel corso degli anni, sia nei momenti gloriosi (le due Champions League, 2003 e 2007), che in quelli più tristi (la finale di Istanbul 2005 su tutti).
Il gioco
Oltre alle vicende di mercato, la partenza ad handicap è stata determinata dalla parziale assenza di gioco espressa in campo e dai grandi problemi difensivi; della coppia Nesta-Silva, che dava sicurezza a tutta la squadra, è rimasto solo un lontano ricordo. Il problema a cui porre particolare attenzione non si riscontra né nel mercato fallimentare, né nell’assenza di gioco, ma bensì nell’assenza di un vero leader fuori e dentro il campo, ruolo che, dopo la partenza di tanti campioni, ricadeva sulle spalle di capitan Ambrosini e di Boateng, che finora hanno deluso le aspettative, non riuscendo a trasmettere grinta alla squadra. I motivi per sorridere i tifosi milanisti li possono trovare nell’esplosione del talentino italo-egiziano El Shaarawy e nella cabala, perché anche nella stagione 2010-11, l’avvio in campionato fu disastroso, ma l’epilogo vide il tricolore cucito sulle maglie rossonere.Dopo il derby della Madonnina, perso forse anche immeritatamente (non fosse altro per l’impegno profuso durante tutto il match per recuperare, invano, l’iniziale – e definitivo – svantaggio maturato dopo il gol a freddo di Samuel), il Milan ha l’occasione di rifiatare. La pausa per le partite di qualificazione della Nazionale (nonostante le numerose assenze che dovrà sopportare Allegri in queste due settimane) forse permetterà ai rossoneri di registrare i meccanismi, recuperare qualche infortunato e, chissà, provare a riprendere la marcia a partire dall’impegnativa sfida dell’Olimpico di Roma contro una lanciatissima Lazio. A meno dodici dal duo di testa (Napoli e Juventus) fa freddo, ma il campionato è ancora lunghissimo e il Milan ha il dovere di tentare la rimonta.
Alessandro Bonazza