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Milan, Roma, Napoli ed Inter: quattro big sotto pressione!

Creato il 23 luglio 2013 da Luciomormile @parla_di_calcio
Milan, Roma, Napoli ed Inter: quattro big sotto pressione!

Era dal tempo delle sette sorelle che l’incertezza, dietro una capolista che continua con metodo teutonico a potenziare il suo progetto tecnico e imprenditoriale, non si faceva così spessa e inestricabile. 

Perché al di là di una Lazio specchio della propria presidenza, pragmatismo certosino e politica dei piccoli passi, e di una Fiorentina programmaticamente orientata su un percorso tecnico chiaro e progressivo dal tandem Montella-Pradè, bella e convincente (con l’intuizione Rossi e il colpaccio Gomez), ma senza pressioni insopportabili, sono infatti ben quattro le big già ben piantate su un manto di carboni ardenti.

L’Inter, tra queste, staziona a basse temperature: la stagione targata Stramaccioni è stata una caporetto, ma l’arrivo di un tecnico solido come Mazzarri ha riportato quella stabilità che mancava dalla dipartita dello Special One. E poco importa se il mercato, ancora, non ha effettivamente regalato grandi highlights, e neanche giocatori chiave per l’inossidabile credo tattico mazzarriano. Perché qui si parla di rifondazione vera, e la piazza lo sa: qualche investimento di lungo termine (Belfodil e Icardi sono qualcosa più di belle speranze), svecchiamento e sfoltimento senza equivoci affettivi, due o tre nomi caldi (Dragovic e Van Der Wiel, ma anche il non tramontato Nainggolan, oltre alla telenovela Isla) sulle pagine dei giornali. E, all’orizzonte, la suggestione Thohir, col suo bagaglio di sogni di gloria.

Più su di vari gradi, si trova l’altra milanese. L’organico del Milan è un onesto mix di nuove leve dal brillantissimo avvenire (Balotelli, El Shaarawy, De Sciglio, ma anche i neoacquisti Poli, Vergara e Saponara, con l’incognita Niang) e buoni giocatori di comprovata esperienza. Ma a rendere l’atmosfera inquieta, al di là dei malumori di una piazza che stenta a comprendere l’impasse finanziaria, ci sono le incertezze di un progetto tattico ancora nebuloso.

Venticinque anni di successi hanno prima di tutto stabilito uno standard nella filosofia calcistica rossonera: ancor prima dei top player, i tifosi si attendono un ritorno del bel gioco, delle vittorie maturate come inevitabile conseguenza della superiorità tecnica espressa. A poco, in questo senso, può servire l’innesto di Honda in un reparto già coperto: il centrocampo manca ancora di qualità, e i rincalzi sono – fatto salvo l’attacco –  di medio livello.

Discorso opposto per il Napoli: cambio di timoniere all’apice dell’euforia, la stella della squadra venduta quando l’aspettativa è al massimo, a smentire l’idea che squadra vincente non si cambia. Tra Mertens e Callejon, il vero colpo finora è stato Benitez – uno abituato a piazze di grido e risultati sontuosi – ma De Laurentiis, per la prima volta, si trova prigioniero della sua stessa virtù imprenditoriale: la disponibilità di liquidi l’ha esposto alla speculazione, con cartellini che schizzano in alto, e un tavolo di competitor fatto di veri e propri oligarchi del calcio. Ed in questo senso l’arrivo di Higuain, ormai praticamente ufficiale, oltre a rappresentare un plusvalore di quelli che cambiano la stagione, fungerebbe da detonatore del vulcano di passioni partenopeo. E condannerebbe gli azzurri a vincere. Da subito.

Ed è invece la Roma a trovarsi in posizione più scottante. Al terzo anno di guida a stelle e strisce, direttore generale saltato, la scelta di un tecnico come Garcia, sobrio e non mosso da intenzioni di rivoluzione come Enrique e Zeman, potrebbe rappresentare il volano per una ripartenza definitiva.

Benatia, Jedvaj e soprattutto l’asso Strootman sembrano aver placato la piazza, fino a pochi giorni fa una polveriera, e l’organico ancora in fieri (da registrare le fasce, oltre a qualcosa in attacco) offre già buone prospettive. Ma la vera chiave di volta sarà raggiungere un equilibrio tra vecchi tradizioni, umori della tifoseria e le nuove prospettive di una dirigenza che punta a modernizzare aziendalmente la società, tra forte valorizzazione delle plusvalenze, potenziamento della dimensione comunicativa e rilancio internazionale del marchio. Certamente, però, sarà necessario difendere con maggior fermezza il progetto da pressioni esterne che hanno rovinato le stagioni precedenti ben al di là di errori e demeriti squisitamente tecnici.


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