
Corinna Rigoni
“Da una recente ricerca pubblicata su BioPsychoSocial Med1 risulterebbe che, indipendentemente dall’età della comparsa, l’acne ha importanti risvolti psicologici tra cui timidezza (71%), difficoltà nel farsi degli amici (24%) problemi a scuola (21%) e persino difficoltà nel trovare un impiego (7%)”, afferma Corinna Rigoni dermatologa Presidente dell'Associazione Donne Dermatologhe Italia. Sempre secondo la stessa ricerca condotta in America su un campione di oltre 2.000 pazienti, si stima che la riduzione della qualità della vita nelle persone affette da acne sia simile a quella associata a pazienti affetti da malattie considerate più gravi quali diabete, artrite, asma ed epilessia. Se non trattata adeguatamente l’acne può lasciare segni e cicatrici permanenti, ipopigmentazione o iperpigmentazione persistente e talvolta sfigurare le zone colpite. “La gestione del paziente richiede un vero e proprio counseling, sia del paziente sia del genitore, ai quali è necessario spiegare la patologia e dedicare del tempo per far comprendere come utilizzare i farmaci evitando di generare problemi di tollerabilità che posso portare il paziente ad abbandonare la terapia. Il trattamento richiede pazienza per arrivare a vederne i risultati; il tutto e subito, non funziona” conclude la dottoressa Rigoni.
Antonino Di Pietro
“Il dato più preoccupante emerso dalla ricerca pubblicata su BioPsychoSocial Med è che oltre il 68% degli intervistati non si è mai recato dal medico per un consulto - spiega Antonino Di Pietro direttore scientifico dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano -. Il ruolo del dermatologo è fondamentale per una corretta diagnosi e l’impostazione della terapia più adatta e nel supporto al paziente. Nelle Linee Guida dell’American Academy of Dermatology pubblicate nel 2013 si legge che gli antibiotici per il trattamento dell’acne devono essere impiegati con cautela e solo nelle forme più severe della patologia. I dati sull’antibiotico resistenza sono infatti preoccupanti: +40% in vent’anni e molti degli antibiotici incriminati sono proprio quelli per il trattamento dell’acne”. I più importanti fattori che influenzano lo sviluppo dell’acne sono l’iperplasia delle ghiandole sebacee accompagnata da seborrea, la differenziazione e l’alterazione della crescita follicolare, la colonizzazione dei follicoli da parte delPropionibacterium acnes alterate, l’infiammazione e la conseguente risposta immunitaria. L’antibiotico può essere utilizzato nella terapia dell’acne per il suo effetto antinfiammatorio, ma non tratta tutti i fattori patogenetici. “L’antibiotico orale è presente nelle Linee Guida come prima scelta per il trattamento delle forme più severe di acne - continua il professor Di Pietro -. Tuttavia va evitato l’utilizzo concomitante di antibiotici orali e topici, in particolar modo se chimicamente differenti e l’utilizzo di antibiotici per terapie prolungate. Per il Propionibacterium acnes, batterio responsabile dell’insorgenza di alcuni tipi di acne, la resistenza ai due antibiotici maggiormente impiegati per la cura di questa malattia, quali eritromicina e clindamicina, resistenza crociata, raggiunge il 50% dei pazienti in Italia”.
Aurora Parodi
“L’acne è una patologia cronica che richiede un trattamento a lungo termine, non una cura sintomatica”, conferma Aurora Parodi professore ordinario di Dermatologia, Direttore UOC Clinica dermatologica, IRCCS AOU San Martino -IST Genova, DiSSal Università di Genova. Le linee guida dell’American Academy of Dermatology raccomandano, per molte forme di acne, l’associazione di retinoide topico (come l’adapalene) e benzoile berossido (BPO) come terapia di attacco e di mantenimento per il trattamento dell’acne.