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Milano, Anni 70. A quanto pare la malavita si sta spostando verso il Nord e in particolare a Milano. Fin dall’inizio c’è un atmosfera particolare, della serie: la quiete prima della tempesta. Perché è quello che sta per succedere in una Milano plumbea. Un misterioso pacchetto contenente 300.000 dollari passa di mano in mano, ma qualcosa va storto e quei soldi diventano carta straccia. Passati tre anni, Ugo Piazza (Gastone Moschin) esce dal carcere e viene accusato dall'Americano (l'artefice del giro di soldi) di essersi impossessato dei 300.000 dollari. Questo è un film noir (non un poliziesco, come erroneamente viene etichettato tale film da alcuni), ovvero i protagonisti sono i criminali e non i poliziotti, i punti di vista sono quindi ribaltati! E personalmente aggiungerei che la bravura di un regista di cinema noir sta nel farti diventare “simpatico” il malvivente tanto da farne il tifo per lui verso la fine del film, e non per il poliziotto di destra o di sinistra. Lungo tutto il film il ritmo è incalzante, condito da inquadrature geniali che fanno entrare lo spettatore dentro il film, fianco a fianco con i personaggi. Anche i poliziotti in qualche modo hanno il loro spazio in questo noir, con il commissario e il vicecommissario, uno reazionario, l’altro progressista. Interessante e riflessivo il dialogo fra i due, poco prima della tempesta finale. Colonna sonora maestosa, sublime, perfetta nell’accompagnare alcune scene di quiete o di violenza, che entra subito nelle cervella di un buon cultore di musica, firmata da Luis Bacalov e gli Osanna, con un inserimento di un pezzo dei New Trolls più Luis Bacalov del Concerto Grosso. Attori straordinari: da un imperscrutabile Gastone Moschin ad un egocentrico/camaleontico Mario Adorf, ad una sensuale Barbara Bouchet e ad un funzionale Lionel Stander, senza dimenticare un bravo Philippe Leroy. Ultimi venti minuti leggendari. E alla fine del film non è più chiaro chi siano i cattivi o i buoni, gli astuti o gli idioti…..Film diretto dal giustamente rivalutato Fernando Di Leo, sceneggiato dallo stesso, sulla base di un libro di Giorgio Scerbanenco. Capolavoro del cinema italiano anni 70, storia del cinema. Con la C maiuscola.
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