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MILANO. Detenute di Vigevano in scena alla Statale di Milano.

Creato il 05 marzo 2016 da Agipapress

MILANO. Detenute di Vigevano in scena alla Statale di Milano.MILANO. Questa sera l’Aula Magna dell’Università statale di Milano ospita lo spettacolo teatrale “L’infanzia dell’alta sicurezza”, scritto e diretto da Mimmo Sorrentino e interpretato da otto detenute del reparto di alta sicurezza del carcere di Vigevano, recluse per reati legati a mafia e camorra. Nato all’interno di un laboratorio di teatro partecipato per la rieducazione dei detenuti, lo spettacolo è stato premiato dal pubblico – oltre 2.000 le presenze – che lo ha seguito nelle 25 repliche che si sono svolte nell'ultimo anno nel carcere di Vigevano. L’uscita di Milano è la prima fuori dalle mura del Piccolini. Il lavoro del drammaturgo e regista Mimmo Sorrentino, che si ispira ad un metodo proprio delle scienze sociali - “l’osservazione partecipata” -  è stato oggetto di studio presso la cattedra di storia del teatro dell’Università di Pavia. Nella sua ricerca Sorrentino ha sempre coinvolto personaggi esterni al teatro come Norberto Bobbio, Danilo Dolci, Italo Mancini e nei suoi lavori spesso si avvale della consulenza di scienziati come Vittorino Andreoli e Piergiorgio Odifreddi. L’Università degli Studi di Milano è impegnata da anni in attività legate alle carceri e alla condizione dei detenuti, tra cui la realizzazione di progetti formativi e di volontariato per gli studenti e la formazione del personale dell’Amministrazione Penitenziaria. Gianluca Vago, Rettore dell’Università Statale, ha così commentato la serata: “Questo spettacolo che ospitiamo con orgoglio nella nostra Aula Magna richiama con forza il valore emancipativo e di affrancamento per ogni essere umano dell’espressione artistica e dell’esperienza culturale in genere. Iniziative come questa, che si sommano alle numerose attività con le quali cerchiamo di dare un senso concreto al dettato costituzionale della rieducazione dei detenuti, costituiscono occasione di esperienza preziosa per la formazione culturale, civile, professionale, ma prima di tutto umana, voglio sottolinearlo, dei nostri studenti”. Filippo Cavazza

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