MILANO Il Comune parte alla caccia degli appartamenti 'fantasma'. Case che non dovrebbero esistere per le mappe catastali di Milano e che non hanno mai pagato l’Imu-Ici o la tassa sui rifiuti. Alcuni proprietari potrebbero essere rimasti nell’ombra: facendo spuntare un piano in più di un palazzo o ricavando un’abitazione dove dovrebbe esserci soltanto un sottotetto. Un’operazione di "equità", per Palazzo Marino. Che ha inserito anche questo obiettivo nel bando aperto per trovare un operatore privato in grado di affiancare l’amministrazione nella lotta all’evasione. Sottotetti e case fantasma, ma non solo. La ricerca riguarderà anche altri controlli mirati. A cominciare da quelli sugli oltre 20mila appartamenti che, magari in zone centrali, sulla carta figurano ancora come 'ultrapopolari' senza bagno. Fino a quanti hanno presentato domanda per ingenti lavori di riqualificazione senza, però, mai comunicare al catasto la nuova 'fotografia'. Un’operazione 'case fantasma' dell’Agenzia delle entrate si è appena conclusa dopo un lavoro durato sei anni. Un’indagine scientifica, condotta sovrapponendo foto scattate dall’aereo alle carte degli uffici del catasto. È così che, in tutta la Lombardia, sono state scovate oltre 59mila unità immobiliari in teoria inesistenti. In tutta la provincia di Milano, il dato è arrivato a quota 13mila. Eppure, questo è un fenomeno che non ha toccato, se non in minima parte, la città. In un nucleo così densamente abitato, dove i terreni liberi sono una rarità, è difficile che interi immobili siano costruiti senza che nessuno se ne accorga. L’evasione che si sospetta esista in centro è un’altra ed è rappresentata, appunto, dai piani degli immobili aggiunti senza però denunciare l’esistenza di un’abitazione. Una realtà che avrà bisogno di ricerche più di dettaglio. È quello che dovrà fare il privato che si presenterà per aggiudicarsi il bando (scadrà il 21 ottobre) del Comune. Con l’inizio della caccia che, verosimilmente, potrà partire solo dal prossimo anno, non prima di sei mesi. La parte principale della gara riguarda il recupero dell’evasione dei tributi locali come la Tarsu-Tares e l’Ici-Imu: un compito che, quando si sancirà definitivamente l’addio tra il Comune ed Equitalia, risulterà strategico. Ma Palazzo Marino ha dedicato un capitolo del nuovo fronte che vuole inaugurare anche alla casa. Un 'censimento' da portare avanti incrociando le diverse banche dati (dell’Anagrafe, dell’Agenzia delle entrate, del catasto) per notare punti che stridono o non corrispondono. Anche se, per arrivare a scoprire gli "immobili non accatastati" in città, servirà qualcosa di più. Come particolari software che il futuro gestore del servizio dovrà avere. Ce ne sono alcuni, ad esempio, che permettono di sovrapporre l’immagine virtuale di un palazzo come dovrebbe essere sulla carta delle mappe con i volumi realmente costruiti. È da qui che potrebbe partire l’indagine sui metri quadrati aggiunti a un immobile e la successiva segnalazione agli uffici del catasto che, a quel punto, dovranno attribuire la rendita. Ci sono altri due campi, però, su cui il Comune vuole concretare la propria attenzione. Il primo riguarda i cosiddetti 'A 5': sono le case considerate ultrapopolari senza bagno. Nel 2005, Palazzo Marino stimava che fossero almeno 40mila, di cui 5mila concentrate in zona Navigli. Erano tutte le vecchie abitazioni di ringhiera trasformate in appartamenti da vendere, magari, a molte migliaia di euro al metro quadrato e mai denunciati come tali. Nel tempo qualcosa è cambiato, ma non abbastanza. Nel 2007, ad esempio, gli “A5” erano 37.800. Ancora oggi sarebbero più di 20mila: possibile? Infine, la verifica sui proprietari che hanno fatto in passato interventi di ristrutturazione o nuova costruzione, anche su interi fabbricati, e non sono mai passati a regolarizzare i cambiamenti al catasto. Anche qui scatterà la caccia all’evasione. (11 ottobre 2013) da repubblica /milano