L’appuntamento annuale fa convergere verso la splendida Galleria Sozzani tutti gli appassionati di fotografia del milanese: in Corso Como sbarcano le immagini premiate al World Press Photo, il concorso che dal 1955 premia i migliori interpreti del fotogiornalismo mondiale, e che annovera fra i suoi vincitori mostri sacri del reportage quali Douglas Martin, Donald McCullin, il giapponese Sawada ed in anni più recenti il nostro Pietro Masturzo.
Se una buona fotografia – non mi stancherò mai di sostenerlo – è una immagine in grado di raccontare non solo un attimo irripetibile nella sua stessa forma ma anche e soprattutto di raccontare una storia, l’edizione 2014 del prestigioso premio conferma quanto il nostro tempo sia in grado di sfornare ancora scatti memorabili, pur se annegati nella tonnellata e mezza che quotidianamente ci viene proposta.
(c) John Stanmeywer/VII/National Geographic
E’ il caso dell’americano John Stanmeyer, che si è aggiudicato il primo premio con una foto che riesce nel piccolo miracolo di raccontare una storia di migrazione, quanto mai attuale, senza scivolare nel facile paternalismo o nello scatto-commuovente-a-tutti-i-costi: nell’immagine dei migranti africani sulla riva di Gibuti che innalzano i loro cellulari nella ricerca di una rete GSM che consenta loro di comunicare con casa c’è tutta l’umanità e la dignità di chi fugge alla ricerca di una vita migliore ma non dimentica e continuamente ricerca un contatto con la madrepatria e la famiglia.
(c) Goran Tomasevic/Reuters
Il World Press Photo è, come noto, suddiviso in una lunga serie di sottocategorie. Mai come quest’anno, ognuna di essa è stata in grado di far risaltare talenti in grado di narrare il nostro tempo e il nostro mondo, in una gamma di sfumature di ampio spettro. Nella sezione “Spot News” il primo premio è andato a Goran Tomasevic: la sua fotografia di un gruppo di ribelli siriani che cercano riparo durante un attacco a colpi di mortaio da parte delle forze governative ha la capacità di trascinare lo spettatore nella scena, facendo avvertire la paura, l’odore greve dell’esplosione, la polvere soffocante.
(c) Markus Schreiber/AP
Per quanto riguarda i ritratti, impossibile rimanere impassibili di fronte alla fotografia di Markus Schreiber, reporter tedesco dell’Associated Press che riprende una donna sudafricana che sta cercando di andare a rendere omaggio al feretro di Nelson Mandela. Uno sguardo ed una gestualità che valgono cento pagine di un romanzo.
(c) Peter Holgersson
Sappiamo bene che anche lo sport è in grado di ispirare fotografie (e storie) che superano nettamente il puro gesto agonistico: certamente felice quindi la scelta di premiare l’immagine di Peter Holgersson che ritrae l’atleta svedese Nadja Casadei, tornato ad allenarsi poco dopo l’ultimo trattamento di chemioterapia.
Potremmo continuare per ore e pagine con la galleria di quanto vi attende alla Galleria Sozzani, ma vale davvero la pena che ci andiate. E che vi facciate conquistare da colori e atmosfere, e dal ricordo delle tragedie che troppo spesso riduciamo a pure notizie di cronaca. World Press Photo è anche questo: un aiuto alla consapevolezza del nostro vivere.
Informazioni
WORLD PRESS PHOTO
presso Galleria Carla Sozzani
Corso Como 10 – Milano
Ingresso libero
Orari
dall’11 maggio all’8 giugno 2014
tutti i giorni ore 10.30 – 19.30
mercoledì e giovedì, ore 10.30 – 21.00