Ugo Tognazzi (Wikipedia)
Da oggi, martedì 8 e fino a giovedì 31 dicembre, a Milano, presso il MIC – Museo Interattivo del Cinema (Viale Fulvio Testi, 121), Fondazione Cineteca Italiana presenta Ugo, nessuno e centomila, una rassegna dedicata a Ugo Tognazzi, venticinque anni dopo la sua morte. Dalla comicità della rivista, che lo vide protagonista a partire dal 1945, alla tragedia degli uomini ridicoli, dalla tv in bianco e nero al cinema, fino a tutti gli anni Ottanta Tognazzi, attore dai mille volti, anzi centomila, ha dato vita a personaggi assai diversi – comici, grotteschi, tragici – sfruttando la capacità d’intrattenere il pubblico nel raccontare una qualsiasi storia, con quella voce così particolare nel mutare dalla pacatezza al tono più stridulo, accompagnata da una mimica del tutto naturale, egualmente alla propensione nel lanciare la battuta. Tutte doti che lo fecero apprezzare inizialmente sul palcoscenico e che, dal 1950, furono trasferite sul grande schermo. Si diede così vita ad una serie di film dove la libera improvvisazione attoriale predominava sulla regia, affidandosi alla capacità del singolo interprete di adattare i lievi parametri di una sceneggiatura- canovaccio al susseguirsi delle varie situazioni comiche, in modo da offrire una combinazione più o meno ordinata, cinematograficamente parlando, di sketch e gag.
Raimondo Vianello e Tognazzi
Titoli diretti da registi quali Mario Mattoli, Giorgio C. Simonelli, Camillo Mastrocinque, dove Tognazzi si trovava a recitare insieme a colleghi coi quali aveva già condiviso il proscenio della rivista, fra i quali si possono ricordare, tra gli altri, Lauretta Masiero, Aroldo Tieri, Riccardo Billi, Walter Chiari, Carlo Campanini, Mario Riva ma in particolare Raimondo Vianello, il suo partner ideale. Grazie soprattutto ad autori come Giulio Scarnicci e Renzo Tarabusi, la splendida coppia aveva già potuto dare voce sul palcoscenico ad un nuovo tipo di comicità vagamente disincantata, mai greve, con una certa cattiveria canzonatoria di fondo, che ne fece la fortuna anche televisiva (Un, due e tre, dal 1954 al 1960, spettacolo la cui freschezza inventiva risalta ancora oggi).
Dopo un film che si distaccava dalla descritta serialità, Che gioia vivere (René Clement, 1961), Tognazzi si trovò nella possibilità d’interpretare personaggi complessi, dalle varie sfaccettature, grazie agli sceneggiatori Castellano e Pipolo, coadiuvati dal regista Luciano Salce, che lo vollero protagonista per Il Federale (1961) e poi nei successivi La voglia matta e Le ore dell’amore, offrendogli così risalto come interprete completo, capace di sfumature ironiche e drammatiche.
Personaggi in apparenza simpatici, affabili, ma fondamentalmente ipocriti, spesso sopraffatti da quella vita che pensavano di dominare, plasmare a proprio uso e consumo, vedi, uno fra i tanti, il conte Mascetti di Amici miei (Mario Monicelli, 1975), uomo meschino ma in fondo nobile nell’animo, forte di un’indomita vitalità. Nel corso della sua carriera, Tognazzi prese parte a quasi 150 pellicole, molte delle quali passate alla storia come veri e propri cult della cinematografia italiana e che in questa sede non credo sia opportuno elencare, essenzialmente per ragioni di brevità espositiva. Da menzionare comunque alcuni film diretti da Ferreri e scritti dal suo sceneggiatore di fiducia, lo spagnolo Rafael Azcona Fernández: Una storia moderna:l’ape regina(1963), La donna scimmia (1964), Marcia nuziale (1966), La grande bouffe (La grande abbuffata, 1973) e Touche pas la femme blanche (Non toccare la donna bianca, 1974), dove la contemporaneità dei personaggi resi da Tognazzi si ammantava di toni agri, grotteschi, morbidamente assecondati. Da non sottovalutare poi il lavoro di Tognazzi regista, ed infatti ad aprire la rassegna troviamo il secondo film da lui diretto (l’esordio è del 1961, Il mantenuto), Il fischio al naso, tratto dall’inquietante racconto di Dino Buzzati, Sette piani (1937) ed egualmente vanno ricordate opere particolarmente significative nel sottolinearne la coraggiosa duttilità interpretativa all’interno della produzione cinematografica propria del suo periodo di attività, come Il vizietto (La cage aux folles, 1978, Edouard Molinaro, dall’omonima opera teatrale di Jean Poiret, 1973) o, ancora prima, Splendori e miserie di Madame Royale (Vittorio Caprioli, 1970), senza dimenticare il film che gli valse il suo primo importante riconoscimento, la Palma d’Oro al 34mo Festival di Cannes come miglior attore protagonista ne La tragedia di un uomo ridicolo (Bernardo Bertolucci, 1981). Sarebbero ancora tanti in verità i titoli da citare soffermandosi anche sulla florida attività teatrale, e leggendo il ricco programma della rassegna molte saranno le interpretazioni che risaliranno il fiume dei ricordi, ma mi sono volutamente, anche per non tediare, soffermato sulle tappe più importanti della carriera di un attore estremamente sensibile, i cui personaggi rappresentati, per usare le sue stesse parole* avevano origine “sempre nell’osservazione della mediocrità della vita e quindi degli uomini”.
*La supercazzola (Istruzioni per l’Ugo), Ugo Tognazzi (A cura di Roberto Buffagni), Edizioni Mondadori, 2006.
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(wikipedia)
Martedì 8 dicembre, ore 15.00: Il fischio al naso (Ugo Tognazzi, Italia, 1967, 113’ con Ugo Tognazzi e Tina Louise). Ore 17.00: Venga a prendere il caffè da noi (Alberto Lattuada, Italia, 1970, 113’ con Ugo Tognazzi e Milena Vukotic). Mercoledì 9 dicembre, ore 15.00: Il vizietto (La cage aux folles, Edouard Molinaro, Fr./Ita., 1978, 103’ con Ugo Tognazzi e Michel Serrault).
Ore 17.00: La stanza del vescovo (Dino Risi, Italia, 1977, 110’ con Ugo Tognazzi e Ornella Muti). Venerdì 11 dicembre, ore 15.00: La donna scimmia (Marco Ferreri, Ita./Fr., 1964, b/n, 90’ con Ugo Tognazzi e Annie Girardot). Ore 17.00: Il federale (Luciano Salce, Italia, 1961, b/n, 100’ con Ugo Tognazzi, Gianni Agus). Ore 19.00: Una storia moderna-L’ape regina (Marco Ferreri, Ita./Fr., 1963, b/n, 91’ con Ugo Tognazzi e Marina Vlady). Sabato 12 dicembre, ore 16.00: Io la conoscevo bene (Antonio Pietrangeli, Ita./Fr./RFT, 1965, b/n, 109’ con Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli). Ore 18.00: La tragedia di un uomo ridicolo (Bernardo Bertolucci, Italia, 1981, 110’ con Ugo Tognazzi e Anouk Aimée).
Ore 17.00: La grande abbuffata (Marco Ferreri, Ita./Fr., 1973, 123’ con Ugo Tognazzi e Marcello Mastroianni). Mercoledì 16 dicembre, ore 17.00:Romanzo popolare (Mario Monicelli, Italia, 1974, 102’ con Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Michele Placido). Giovedì 17 dicembre, ore 15.00: Il maestro e Margherita (Aleksandar Petrović , Italia/Jug., 1972, 100’ con Ugo Tognazzi, Mismy Farmer). Ore 17.00: La vita agra (Carlo Lizzani, Ita./Fr., 1963, b/n, 100’ con Ugo Tognazzi e Giovanna Ralli). Venerdì 18 dicembre, ore 15.00: Una storia moderna-L’ape regina – Replica. Ore 17.00: La donna scimmia-Replica. Ore 19.00: La stanza del vescovo – Replica. Sabato 19 dicembre, ore 18.00: Amici miei atto II (Mario Monicelli, Italia, 1982, 129’ con Ugo Tognazzi e Gastone Moschin).
Domenica 20 dicembre, ore 19.00: La grande abbuffata –Replica.
Martedì 29 dicembre, ore 17.00: Il federale – Replica.
Mercoledì 30 dicembre, ore 17.00: L’udienza– Replica. Giovedì 31 dicembre, ore 17.00: Il fischio al naso – Replica.
Informazioni: [email protected] www.cinetecamilano.it