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Milano? No, nord Africa

Creato il 12 gennaio 2011 da Paolo Franchini

Milano? No, nord AfricaI lettori con la memoria migliore, forse, ricorderanno il nome di Matteo Giagnacovo, gli altri, invece, lo scopriranno oggi.

Ad ogni modo, di Matteo e del suo lavoro ho già parlato qualche mese fa, in occasione dell’ultima edizione del Premio Ghiggini che mi ha visto tra i giurati: il mio voto andò a lui, come confessai a votazioni concluse.

A quasi un annetto da quel concorso, Matteo Giagnacovo torna oggi protagonista con una personale in quel di Milano, più precisamente all’Accademia Contemporanea dal 13 al 26 gennaio.

Inutile dire che VareseNoir consiglia caldamente una visita nella città della Madunina. Perché Matteo immagina il nord Africa. E non solo.

MATTEO GIAGNACOVO
TRA ESTRANIAMENTO E CONTAMINAZIONE

A cura di Andrea B. Del Guercio

Alle opere dedicate ai Ritratti e ai Paesaggi di pittura fa seguito un ciclo dedicato alla riflessione per immagini di un viaggio-soggiorno in Marocco.

Una pittura dettata da vigore e profondità espressionista, da accelerazione del gesto e sottolineatura: Matteo Giagnacovo opta attraverso il duplice rapporto tra sintetizzazione del ricordo visivo ed estensione analitica della superficie, tra la traccia del pennello e l’impoverimento della materia cromatica, tra realtà e ombra e dispersione nel bianco lattiginoso del paesaggio desertico. Una popolazione di animali e di uccelli si affaccia come forme che si materializzano improvvise, colte nel rapporto tra l’apparire ed il percepire, tra lo stare attento e sospeso nello spazio e nel tempo e l’incontro e l’osservazione dell’artista; ogni istantanea pittorica appare il frutto di uno stare nel paesaggio emblematizzato attraverso i suoi abitanti, dei loro movimenti e dei silenzi che li racchiudono. L’intero e ricco ciclo condotto attraverso le superfici di colore e i disegni, le grandi tele e le carte, sempre caratterizzate da un procedere insistito, svelano il senso di un’esperienza di viaggio e di uno stare nel territorio attraverso l’emozione e la condizione di estraniamento e di penetrazione, tra abbaglio spaventato della violenza e desiderio di contaminazione nell’estensione che si allarga, che avvolge fino al riconoscersi in quel territorio delle origini.

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