Philippe Noiret (repubblica.it)
Dal 4 al 27 luglio presso il MIC – Museo Interattivo del Cinema, Fondazione Cineteca Italiana presenterà Omaggio a Philippe Noiret, una rassegna di otto film con protagonista il carismatico attore francese scomparso nel 2006, che tanto ha dato al mondo del teatro e del cinema, caratterizzando in maniera estremamente vera, “spontanea” i vari personaggi interpretati sia sul palcoscenico sia sul grande schermo, offrendo pregnante risalto ad ogni loro connotazione, fisica e psicologica, grazie anche ad una mimica facciale idonea a mettere in risalto un volto da “uomo qualunque”, forte di una particolare espressione, sospesa fra rassegnazione e disillusione, ironia e malinconia. Nato a Lille nel 1930, Noiret dopo aver studiato recitazione con Roger Blin si dedicò alternativamente agli spettacoli teatrali (fece parte del Théâtre national populaire di Jean Vilar) e di cabaret (insieme a Jean-Pierre Darras), per poi esordire sul grande schermo con una piccola parte in Gigi (1949, Jacqueline Audry), anche se da alcuni fonti il debutto ufficiale al riguardo viene datato 1956, anno in cui fu protagonista de La pointe-courte, diretto da Agnès Varda.
Noiret in una scena de “Il deserto dei Tartari”
Una carriera lunga più di mezzo secolo, circa centoquaranta pellicole interpretate, sempre mantenendosi distante da qualsiasi idealizzazione propria di eroe romantico, prediligendo il ruolo a lui consono di uomo indolente e disilluso.
Conseguì, fra l’altro, due volte il premio César come miglior attore (Frau Marlene, Le vieux fusil, Robert Enrico, 1975; La vita e nient’altro, La vie et rien d’autre, Bertrand Tavernier, regista che aveva instaurato con Noiret un particolare rapporto di predilezione, sin dal suo primo lungometraggio, L’horloger de Saint-Paul, L’orologiaio di Saint-Paul, 1974). Noiret, riconosciuto come uno dei più grandi interpreti di sempre del cinema europeo, amatissimo sia in patria che in Italia, dove ha lavorato con registi del calibro di Ferreri, Monicelli e Tornatore, fuori delle scene si rivelava raffinato gourmet e viveur, sofisticato fumatore di sigari, grande appassionato d’arte.
Il primo appuntamento della rassegna è previsto venerdì 4 luglio con il controverso capolavoro di Marco Ferreri La grande abbuffata (1973), dove Noiret interpreta, in compagnia di Marcello Mastroianni, Michel Piccoli e Ugo Tognazzi, uno dei quattro suicidi “edonisti” del film, impegnati in una particolare rincorsa fra vita e morte.
“Non toccare la donna bianca”
Sempre per la regia di Ferreri la Cineteca proporrà il surreale Non toccare la donna bianca (Touche pas la femme blanche, 1974), geniale rivisitazione della battaglia di Little Big Horn, grottesca e satirica, nella Parigi dell’epoca, per poi proseguire con Il testimone (Le témoin, 1978, Jean-Pierre Mocky), atto d’accusa verso la pena di morte e gara di bravura dell’attore francese con un grande del cinema italiano come Alberto Sordi.
Nel cult Amici miei (1975, Mario Monicelli) emerge invece la particolare verve comica di Noiret, qui nei panni dell’indimenticabile giornalista Perozzi, voce narrante (doppiato da Renzo Montagnani) ad illustrare le “zingarate” messe in atto per respingere le amarezze della vita insieme agli altri amici “bischeri”, tutti ormai cinquantenni: Melandri (Gastone Moschin), architetto alla continua ricerca del grande amore; Necchi (Duilio Del Prete), gestore di un bar insieme alla moglie e il conte decaduto Mascetti (Ugo Tognazzi), divorato dai debiti, che vive in un seminterrato con moglie e figlia e non rinuncia all’amante; al gruppo si aggiungerà in seguito l’illustre chirurgo Sassaroli (Adolfo Celi).
Massimo Troisi e Noiret ne “Il postino”
Pescando qua e là nel ricco programma della rassegna, ecco Il deserto dei tartari (1976, Valerio Zurlini, dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati), pellicola in cui Noiret, nel ruolo del vecchio colonnello di un esercito austro-ungarico in declino, esprime il citato senso di amara disillusione con rara efficacia. L’andamento indolente e l’espressione disincantata vengono risaltate dall’incisiva regia del citato Tavernier in Colpo di spugna (Coup de torchon, 1981), idoneo anche a farne emergere il suo lato più cupo, così come, testimoniandone ancora una volta la grande versatilità, risulta estremamente commovente la prova di Noiret in Gli occhiali d’oro (1987, Giuliano Montaldo, dal romanzo di Giorgio Bassani), dove interpreta un vecchio medico omosessuale alle prese con i pregiudizi dei suoi concittadini.
La rassegna si concluderà con Il postino (1994, Michael Radford, da Ardiente paciencia, romanzo di Antonio Skármeta), una delle ultime e più apprezzate interpretazioni di Noiret, qui un Pablo Neruda in esilio nel Sud Italia, a fianco di Massimo Troisi, dando vita ad una delle coppie più emozionanti mai apparse sul grande schermo.
Informazioni: [email protected] www.cinetecamilano.it