MILANO Palazzo Marino ha incassato solo un terzo dei 450 milioni previsti per i beni da dismettere! Colpa della Crisi

Da Maurizio Picinali @blogagenzie

MILANO Tra i palazzi più preziosi sul mercato c'è via Bagutta 12: pieno Quadrilatero, 5.000 metri quadrati, 31 milioni NELLE FOTO QUI RIPRODOTTE. Ma invenduto. Una miniera d'oro a cui il Comune non riesce ad attingere. Non l'unica. Appartamenti, palazzi interi, spazi commerciali, terreni. A Milano città e centralissimi. In periferia, ma meno remunerativi. Anche nell'hinterland e persino in altre regioni. C'è di tutto tra le decine e decine di immobili che Palazzo Marino sta cercando di piazzare sul mercato. Ma i risultati, complici sia la crisi generale sia quella del settore, sono ancora sotto le attese iniziali. In cinque anni, dal 2008 quando la campagna è stata lanciata, l'operazione di dismissione di pezzi di patrimonio per fare cassa in tempi di austerità ha portato alla vendita di beni che non superano i 150 milioni di valore. Un terzo dei 450 milioni stimati per il patrimonio immobiliare da dismettere.

Era il 2008 quando partì il primo fondo, affidato a Bnp Paribas Reim sgr (a cui la giunta di letizia Moratti aveva ceduto inizialmente 76 immobili, incassando subito una parte e mantenendo il resto del tesoretto sotto forma di quote). Poco dopo se ne misero sul mercato altri 65, fra stabili e aree inseriti in un nuovo fondo. Subito si incassò il 60 per cento della manovra immobiliare, 223 milioni. Il resto, circa altrettanti, entrerà in cassa solo alla fine del percorso. Ma se salteranno fuori gli acquirenti che ancora latitano. Le difficoltà economiche di questi anni, di certo, hanno rallentato il decollo. La stessa Bnp Paribas, nell'ultima audizione a Palazzo Marino in primavera, aveva rimarcato lo stallo legato proprio alla contingenza economica poco propizia.

Negli anni qualche colpo lo si è messo a segno. Si è trovato un compratore al vecchio Derby in via Mascagni e un altro al complesso in via Morigi dove c'era una storica casa occupata. Ma sul mercato restano ancora da piazzare beni che valgono almeno 300 milioni. Il fondo scade nel 2018, e ora si prova ad accelerare. E così, in tempi di crisi, Bnp Paribas d'accordo col Comune si è inventata alcuni stratagemmi commerciali per provare a vincere le resistenze di un periodo poco florido. IIn via Cicco Simonetta per quattro ore si sono svolte visite collettive e aperte alle venti unità disponibili, un modo per spingere le vendite. L'Open day, ricetta promozionale per incoraggiare la vendita anche di singoli alloggi a circa 5mila euro al metro quadro immessi sul mercato lo scorso marzo dopo che si è sbloccata l'impasse durata cinque anni per un ricorso del sindacato degli inquilini Sicet.

Porte aperte: una tattica e non l'ultima. E nemmeno l'unica. In viale Montenero 73 si sta puntando anche su una squadra di tutor: un gruppo di professionisti è stato assoldato per intercettare i potenziali interessati a formulare un'offerta e aiutarli per farsi avanti nel modo giusto. E, soprattutto, in tempi rapidi. In alcuni casi un aiuto non è essenziale. Come in via Cesariano 11, dove le vendite vanno avanti. Oltre la metà delle unità immobiliari è stata venduta, specie gli appartamenti, mentre arrancano gli spazi commerciali probabilmente, ritengono gli esperti immobiliari, a causa della scarsa attrattività della zona.

Ma è sui gioielli che si fa fatica a chiudere le trattative. Oltre alla miniera di via Bagutta, nessuno si è
fatto avanti ufficialmente anche per corso di Porta romana 10, ex sede degli uffici elettorali, 39 milioni il valore stimato, in vendita con la formula dell'asta aperta (senza scadenza del bando). Da soli i due complessi valgono quasi un quarto dell'operazione immobiliare che ancora va messa a segno. L'interesse non manca, assicura chi segue da vicino la vendita, specie da operatori del settore alberghiero, più stranieri, meno italiani. Ma la proposta che fa svoltare ancora manca.

da Repubblica.it cronaca Milano 27 ottobre 2013


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