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MILANO. Prandini (Coldiretti): “Bene Lombardia su stop a risorse a industrie che fanno finto Made-in-Italy con materia estera”.
Creato il 21 marzo 2016 da Agipapress
MILANO. “I fondi
europei del Psr vadano alle aziende agricole italiane e lombarde e alle
industrie cooperative che operano con vera materia prima italiana e non a
quelle realtà industriali che usano materia prima straniera e poi spacciano i
propri prodotti per Made-in-Italy. E’ un bene che la Lombardia abbia
scelto una linea chiara in tal senso” così Ettore Prandini presidente di Coldiretti Lombardia ha commentato la presa di posizione dell’assessore regionale all’agricoltura Gianni
Fava che ha annunciato lo stop dei fondi del Psr a quelle industrie che usano
materia prima straniera.
“I fondi europei
del Psr – spiega Prandini - sono destinati alle aziende agricole dei
singoli Stati assegnatari e non si vede perché debbano essere usati da
industrie che poi favoriscono le produzioni agricole di altri Paesi
danneggiando gli italiani sia sul fronte della produzione che su quello della
vendita di prodotti che con il Made in Italy hanno magari solo il nome o lo
stabilimento”.
Fava ha
annunciato che “la Lombardia non metterà a disposizione risorse per chi
trasforma latte francese o estero e non ritira quello delle nostre aziende
zootecniche”. Anche perché in Lombardia – spiega la Coldiretti regionale
- sono oltre 20 mila le realtà del settore zootecnico, di cui quasi 5
mila impegnate in un comparto come quello del latte che contribuisce al 40% di
tutta la produzione nazionale. E a conferma del difficile momento del comparto
– stima Coldiretti Lombardia – negli ultimi cinque anni almeno il 10% delle
aziende che hanno rapporti di credito bancario hanno valutato o richiesto
l’allungamento del periodo di ammortamento del finanziamento per gestire meglio
equilibri di bilancio, messi sempre più a rischio dalla crisi dei prezzi alla stalla.
Secondo Prandini
è ora di dare un’accelerazione al processo di identificazione dell’origine in
etichetta perchè “il consumatore deve essere messo in grado di scegliere con
informazioni trasparenti, complete e soprattutto leggibili”.
Visto che - spiega
la Coldiretti Lombardia - quasi la metà della spesa è anonima per colpa della
contraddittoria normativa comunitaria che obbliga a indicare la provenienza
nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta
fresca ma non per quella trasformata, per le uova, ma non per i formaggi, per
il miele ma non per il latte o per la pasta.
Il risultato è che gli inganni del
finto Made-in-Italy sugli scaffali riguardano un pacco di
pasta su tre, due prosciutti su tre venduti come italiani ma provenienti da
maiali allevati all'estero ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione
su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà
delle mozzarelle.
Il fenomeno dell’italian
sounding di matrice italiana, continua
la Coldiretti Lombardia, che importa
materia prima dai paesi più svariati la trasforma e ne ricava prodotti che
successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, danneggia e incrina
il vero Made in Italy e si va a sommare alla contraffazione dei nostri prodotti
agroalimentari nel mondo che ha superato il fatturato di 60 miliardi di euro.
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