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"Mother, where's father?"
Mildred Pierce è una mini-serie HBO che ha conquistato qualcosa come 21 nomination agli ultimi Emmy Awards, i premi più importanti della tv americana. Si potrà dire che queste cerimonie di premiazione hanno un’importanza relativa, come gli Oscar o, per rimanere a un ambito più vicino al nostro mondo, i Macchianera Awards, che ad esempio presentavano tra i nominati per il miglior sito cinematografico anche il mio blog. Cosa valgono quindi i premi e le nomination?Forse niente, visto che io il Macchianera non me lo sono aggiudicato, se però questa serie di candidature ne ha avute 21 (ma di premi se n’è portati a casa “appena” 5), magari significa che proprio alla cazzo di cane non è stato fatta. E infatti Mildred Pierce è una di quelle visioni più che consigliate sia agli appassionati di tv di qualità che di cinema, e anche a quegli snobboni che di solito le mini-serie le snobbano, visto che è stata presentata pure fuori concorso all’ultimo Festival di Venezia. Dite che anche il film di Ezio Greggio è stato presentato a Venezia? Va bene, allora anche Venezia non conta più niente, però vi posso comunque assicurare che questa serie con Ezio Greggio in 3D non ha proprio nulla a che vedere.
In cinque puntate da un’ora l’una, una mastodontica Kate Winslet riesce a farci entrare del tutto nel suo sfaccettato personaggio, quello di una casalinga come tante, desperate ante litteram visto che la storia è ambientata negli anni ’30. Una donna che dopo la separazione dal marito adultero deve reinventarsi una vita e - udite, udite! - cominciare a lavorare, cosa che prima mai aveva fatto, in modo da poter mantenere le due adorate figliolette. Chiamatela Kate Pierce, o Mildred Winslet, tanto l’identificazione tra attrice e personaggio è totale, chiamatela come volete ma fatto sta che si trova un lavoro come cameriera in una tavola calda. La cosa non sta però per niente bene alla figlia maggiore Veda, una ragazzina straviziata e dai modi di fare molto altezzosi ed egocentrici, dovuti alla sua consapevolezza di avere un qualche talento dentro sé da tirar fuori, sebbene non sappia (ancora) quale sia. E quando tirerà fuori questo talento, saranno cazzi per tutti. Un personaggio totalmente cannibale in cui, sebbene solo in parte, mi sono ritrovato e che mi ha fatto capire perché alle volte io possa risultare davvero odioso ad alcune persone, ad esempio al mio blogger rivale Mr. James Ford…Nei panni di Veda troviamo prima Morgan Turner, una giovanissima attrice rivelazione da tenere assolutamente d’occhio, e quindi negli anni dell’adolescenza negli ultimi 2 episodi c'è l’ottima e sempre splendida Evan Rachel Wood. Sono proprio i personaggi di Mildred, madre amorevole e premurosa, e di Veda, figlia ingrata e stronza, a creare uno scontro di tensione drammaturgica sopraffina. Sicuramente sono due dei personaggi femminili (e non solo) più memorabili della stagione.
Ma Mildred Pierce la mini-serie (tratta dall’omonimo romanzo di James M. Cain già diventato un film nel 1945 con Joan Crawford) non è solo questo; l’ambientazione nell’America degli anni ’30, quelli della Grande Depressione e della crisi economica, riportano infatti direttamente al presente. Ma va? Eh sì, la Grande Depressione 2.0 che viviamo oggi è stretta parente di quel periodo e la storia di Mildred è quella di una donna indipendente, fragile e forte allo stesso tempo, che con le sue sole forze riesce a farcela. Ma l’American Dream è lontano, le ombre sono sempre ben presenti sulla sua vita e non ci troviamo in un inno ai valori del self made man, o in questo specifico caso della self made woman. Questo è un melodramma, un melodrammone d’altri tempi, quindi state pronti alle emozioni forti.
Nel cast davvero super figurano anche il premio Oscar (per The Wrestler) Melissa Leo e un Guy Pearce (non Pierce) che mai mi aveva convinto così tanto (forse nemmeno in Memento), grazie alla parte del “boy toy” superficiale e so bohemian like you che vivrà una spigolosa relazione con la nostra protagonista Mildred Winslet. E poi, quasi lo dimenticavo, il regista: Todd Haynes, già autore del mio favorito Velvet Goldmine, dell’eccessivamente bobdylaniano Io non sono qui e di Lontano dal Paradiso, che sarà anche lontano dal Paradiso ma come atmosfere e stile è molto vicino a questa sua nuova produzione per la tv.
E pensare che la prima parte non mi aveva nemmeno convinto del tutto, visto che non capivo bene dove questa mini-serie volesse andare a parare. La prima puntata infatti ci introduce nel mondo di Mildred con toni più o meno da commedia, mentre la forza maggiore di questa produzione sono le scene drammatiche. E il finale della seconda parte è qualcosa in grado di gelare il sangue anche al più freddo insensibile figlio di puttana del mondo. Da lì in poi la mini-serie me la sono bevuta in un sorso, quasi come se fosse una super-mastodontica pellicola da 5 ore.Alla faccia della nuova Grande Depressione, la produzione televisiva americana finché sforna cose del genere sembra proprio non conoscere crisi. Attenzione: ho parlato di produzione televisiva americana, per quanto riguarda la produzione di fiction italiane invece… no comment, ché se dico ciò che penso potrebbe arrivare il Vasco di turno e farmi chiudere il blog.(voto 8/10)
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