Miletto, un primo della classe! Favoloso Segrè!
I primi della classe sono di solito antipatici, lui non era e non è mai stato antipatico, anzi. I primi della classe sono secchioni e lui non lo è mai stato. I primi della classe diventano i beniamini dei professori e ne approfittano, ma lui, per l’amor del cielo, era generoso, allegro, sempre disponibile, sempre pronto a sentire la tua. Era allegro, aperto, generoso e furbastro con tutti e non potevi che volergli bene.Non studiava tutto e tutti i giorni, non sapeva tutto e tutti i giorni. Insomma era un primo della classe anomalo! Ricordo un episodio che sembra tagliato su misura sul suo carattere. Era stato interrogato di filosofia nella settimana precedente, aveva ovviamente fatto un figurone, (un otto come minimo) e, da buon anomalo primo della classe non aveva più aperto il libro. Volle il caso che la volta successiva venisse interrogato un compagno (non dico il nome per non dargli eccessiva gloria), che della filosofia in generale aveva un’idea vaga, forse nulla. Insomma un tipico allievo della nostra classe, composta da individui che non si ammazzavano certo per lo studio, che studiavano a malapena le materie che piacevano e, preferibilmente, solo per l’ultima interrogazione del trimestre.L’insegnante, l’agitata e iperassatanata, sorella del sindaco, che, come al solito, s’era vestita alla belle meglio, che, come al solito, non indossava calze dello steso colore, che, come al solito, aveva ciabatte come scarpe, nervosa, arrabbiata, dopo canoniche urla stridenti per tal filosofica ignoranza del soggetto, dopo doverosa filippica, dopo avere rispedito a posto l’interessato a meditare chissà cosa e a piangere chissà che lacrime di coccodrillo che, naturalmente, non esistevano, chiamò il povero Miletto perché mostrasse alla classe come si risponde alle domande di filosofia. Il malcapitato Miletto mi gettò un’occhiata e io (che in filosofia la sapevo lunga) intervenni chiedendo chiarimenti alla professoressa su una sua osservazione, la professoressa cadde nel tranello, si lanciò in una spiegazione generale in cui Miletto nuotò come un’anguilla nel mar dei sargassi e l’ora finì.
Al Politecnico da chi fui interrogato in Automazione? Dal professore e dal nostro caro Miletto, che faceva la tesi con lui e che quel giorno fungeva da assistente. Io sapevo poco per non dire nulla ma lui mi salvò. Ci cavai pure un voto discreto.