Non capita tutti i giorni di trovarsi in mezzo all’oceano, a bordo di una scialuppa di salvataggio e in compagnia di una tigre del Bengala. A meno che non si parli per metafore. In Vita di Pi ci sono entrambe le dimensioni: quella pratica, del corpo, e quella dello spirito, ed entrambe sono l’uno lo specchio dell’altra. Ci sono un ragazzo in carne e ossa, un animale pericoloso, una distesa d’acqua sconfinata e vari dettagli botanici e zoologici. Ma anche la ricerca di se stessi, di Dio e il passaggio dalla vita infantile a quella adulta. Il tutto dosato a meraviglia. Non è un caso che il protagonista racconti fin da subito di essersi laureato in zoologia e in teologia, due materie apparentemente antitetiche ma che danno la misura di una visione del mondo omnicomprensiva.
Pi è il diminutivo di un nome imbarazzante (Piscine) ma anche una cifra infinita (il famoso pi greco che tutti abbiamo studiato). In modo simile a quanto avviene nella migliore letteratura indiana, nel romanzo di Martel tutto è collegato a tutto: Dio e natura, matematica e filosofia, angoscia e felicità suprema. Con un linguaggio semplice e asciutto, l’autore guida il lettore verso altri scenari, lasciandogli la libertà di interpretare tutto quanto sia sotto i suoi occhi, compreso lo spiazzante finale. A fine lettura, infatti, è inevitabile chiedersi quanto ci sia di reale (sempre letterariamente parlando) e quanto di inventato nel metaracconto (quello del protagonista, non dell’autore). È per questo che si sconsiglia la visione del film prima di aver letto il libro, sia per non sciupare la sorpresa delle ultime pagine, sia perché le immagini di Ang Lee hanno una tale potenza da imprimersi nella memoria, impedendo alla fantasia di avere la meglio nel corso della lettura. Vita di Pi è un libro pieno di sentimento, poesia e pensiero. Un’opera che del classico best seller ha ben poco, se si esclude la sua fruibilità.
Autore: Yann Martel
Casa Editrice: Piemme (collana Bestseller)
Dati: 2o07, 334 pp, € 17,50