Avete mai avuto voglia di regalarle la luna, le stelle, il mare e le montagne? Uno stadio da calcio, una stazione spaziale - o semplicemente un cuore umano, il vostro?
George Charles Boldt, che era un milionario, ma non un milionario qualunque, aveva deciso che non si voleva accontentare di donare alla sua amata ogni battito pulsante del muscolo che gli palpitava nel petto.
George Charles Boldt era un immigrato prussiano, sbarcato tredicenne sul suolo statunitense a metà del 1800 per lavorare come cameriere, che nel giro di una decina d'anni divenne il direttore del Waldorf-Astoria a New York. E a sua moglie decise di regalare, oltre al suo cuore, un'intera isola con quella forma.
Il pegno d'amore dell'ambizioso magnate alberghiero si trova al centro dell'arcipelago delle Mille Isole, sparso sul fiume San Lorenzo a metà fra Stati Uniti e Canada, esattamente come se ne fosse il suo nucleo vivo e pulsante - o il suo tesoro più segreto.
Le Mille Isole sono proprio come i soldati di Garibaldi: in realtà sono molte di più. Per la precisione 1864.
E ce ne sono di tutti i tipi e di tutte le misure: alcune sono poco più che piccoli scogli, rocce naufraghe che ospitano a malapena un cespuglio spelacchiato e solitario o un albero con fiere tendenze eremitiche; ma questa isola, l'isola del milionario innamorato ospita un vero e proprio castello.
Il castello doveva diventare un nido d'amore forse non molto intimo, ma sicuramente di gran lusso, con 120 camere, campi da tennis e da golf, e qualunque altro sfizio che possiate immaginare di concedervi qualora siate in possesso di un patrimonio con parecchi zeri al fondo.
Il castello è conosciuto come Boldt Castle - ma è solo il nome con cui la gente ha deciso di chiamarlo, perché purtroppo il suo proprietario non ha fatto in tempo a battezzarlo, né a vederlo terminato.
La sua amata moglie, alla quale aveva donato cuori veri e finti, morì all'improvviso mentre il castello era in costruzione.
Né Boldt né i suoi eredi vollero mai far completare i lavori, e per molti anni il maestoso moncherino della lussuosa magione rimase incompleto ed incompiuto sull'isola a forma di cuore che non batteva più, troncato e tragico come spesso la vita sa essere.
Rimase abbandonato per più di settant'anni, aggredito e sbriciolato dagli agenti atmosferici e da atti vandalici, che lo rendevano ancor più fantasma doloroso e triste di qualcosa che è stato spezzato prima di giungere alla fine.
Poi, nel 1977, è stato acquisito dalla Thousand Islands Bridge Authority, al prezzo simbolico ed incredibile di un dollaro, che lo ha restaurato, rifocillato, gli ha medicato le ferite e lo ha aperto al pubblico.
Il Castello di Boldt sull'isola a forma di cuore
Ma le isole sono quasi duemila.Non hanno solo un cuore, sono un organismo complesso, composto da tante singole parti - ognuna immersa nel suo fazzoletto blu scintillante del San Lorenzo, ognuna con una storia da raccontare.
Ad esempio c'è anche un altro castello, quello di Singer, meno sontuoso e fiabesco di quello di Boldt, ma pur sempre degno di nota. Oppure c'è un museo di barche antiche.
E soprattutto c'è un record segnalato nel Guinness dei primati.
L'isola Zavikon sono in realtà due isole, che però vengono considerate un'entità unica perché sono collegate da un ponte.
Un po' come se fossero due gemelle siamesi. O una di quelle coppie che vive un po' troppo in simbiosi.
La particolarità sta nel fatto che l'isola più grande si trova in territorio canadese, mentre quella più piccola è negli Stati Uniti.
Pertanto, il ponticello in legno che le unisce, fatto costruire per ragioni di comodità da parte del proprietario di entrambe, si è guadagnato il titolo di ponte di attraversamento frontiera più piccolo del mondo.
Il ponte che collega la (o le?) isole Zavikon
C'è un'interessante crociera che si può fare, a zig-zag fra le isole sparpagliate nel blu, che dura circa un'ora e che vi racconterà anche le storie più interessanti di ciascuna di esse.E quelle che non vi racconterà non è detto che siano meno interessanti, magari è solo che non le conosce ancora nessuno. Però forse potrete riuscire ad immaginarvele un po', vedendo le isole una per una - con le loro casette, i loro castelli o i loro alberi solitari.
E se poi vorrete fermarvi a pranzo sulla terraferma, la specialità locale consiste nel condire qualunque piatto con una salsa che si chiama proprio come l'arcipelago, Mille Isole.
In Italia è pressoché sconosciuta, ma nel mondo anglosassone si usa spesso.
E' una salsa a base di maionese e tabasco, mescolata a diversi ingredienti finemente triturati: cetriolini, cipolle, peperoni, olive, capperi, prezzemolo e noci.
Osservate bene i pezzettini di spezie e verdure che arricchiscono la salsa, ognuno diverso, qualcuno più grande, qualcun altro poco più che un granello: non vi ricordano le isole stesse, sbriciolate e sparpagliate nell'azzurrissima salsa del fiume San Lorenzo, per dargli ad ogni boccone un sapore diverso?
E non è finita qui.
Indovinate chi c'è dietro l'invenzione di questa salsa?
Esatto, proprio lui.
Il cameriere diventato magnate che qui ci ha lasciato (letteralmente) il cuore...