Magazine Cinema
La trama (con parole mie): Mikael Blomqvist è un giornalista investigativo d'assalto che con la sua rivista, Millennium, punta a portare a galla il marcio dei pezzi grossi. L'uomo e la sua creatura cartacea vivono un momento di crisi a causa dell'accusa di diffamazione mossa grazie ad un astuto trabocchetto dall'industriale Wennerstrom, quando il patriarca di una famiglia tra le più ricche di Svezia, Henrik Vanger, si offre di fornire un paracadute economico e morale allo stesso Blomqvist in cambio di un'indagine volta a scoprire la causa della scomparsa e della morte della giovane nipote, un fatto che sconvolse la famiglia nei lontani anni sessanta e che continua ancora a tormentarlo.A dare un supporto al giornalista è chiamata la giovane Lisbeth Salander, sopravvissuta ad un passato e ad un presente di lotta per la sua stessa vita, intelligentissima ed acuta hacker dalla memoria fotografica, che proprio a seguito del caso Wennerstrom aveva indagato sulla vita di Mikael Blomqvist.I due scopriranno che gli armadi della potente famiglia Vanger nascondono più scheletri di quanti non se ne potessero pensare di trovare.
Ci sono sempre diversi modi di vedere le cose.Prendiamo, ad esempio, quest'ultimo lavoro di Fincher.Palesemente realizzato su commissione, ispirato ad una trilogia letteraria - che, in realtà, non fosse stato per la morte del suo autore, sarebbe divenuta una serie di dieci - di recente trasposta al Cinema da una produzione svedese, algido e freddo come il clima che in questi giorni allieta i nostri spostamenti, confezionato impeccabilmente, questa versione made in Usa di Uomini che odiano le donne correva il rischio di risultare vuota, sterile, inutile.Eppure, c'è qualcosa: come la traccia lasciata da un assassino, l'idea fulminante che coglie l'investigatore, il grido di rabbia di una ragazza costretta per tutta la vita a diventare una sorta di istrice elettrica isolata dal mondo, l'esperienza di un uomo che conosce la vita e le sue protagoniste e tutta la violenza - fisica e mentale - di altri, che per quelle stesse donne non provano che un profondo disprezzo.C'è qualcosa, sotto tutta questa neve.Un cuore caldo e pulsante, catrame e metallo liquido roventi che piovono sui nostri volti a partire dai roboanti titoli di testa ritmati dai Led Zeppelin e dalla mano di Trent Reznor e Atticus Ross.Una rivolta di forza, che aguzza l'ingegno e stringe i pugni come la giovane Lisbeth, che segna il suo corpo perchè disposta a tracciare solchi su quelli di chi se lo merita, che ringhia e si contorce senza chiedere il permesso, e poi spiazza con una frase da bambina: "Posso ucciderlo?"Un'esperienza costruita inseguendo qualcosa che non c'è, danza macabra nella vita di un uomo solitario per scelta e non per indole come Blomqvist, perso tra le sue conquiste.Un odio scellerato che si rifugia dietro facciate ben costruite di esemplari borghesi, e si consuma nel sangue di vittime sacrificali da furore religioso, o stupri legalizzati che passano attraverso il commercio di un silenzio che è una condanna ancora peggiore.La scomparsa di Anita, la doccia purificatrice di Lisbeth.Intorno, tanti uomini.Troppi.Ma anche un film che è una meraviglia per gli occhi, scritto e diretto con una precisione chirurgica, interpretato alla grande - Craig è un Blomqvist finalmente credibile rispetto al personaggio dei romanzi, Plummer giganteggia nel ruolo del vecchio patriarca, e poi lei, la mia personale vincitrice dell'Oscar come migliore attrice, Rooney Mara, la nuova star rock-fordiana del prossimo futuro - e decisamente tridimensionale rispetto al suo corrispettivo europeo - non si può parlare di remake, quanto di visioni parallele della stessa opera -.Eppure tutto appare superfluo, di fronte non tanto ad un'indagine complessa e scabrosa, una sorta di versione sanguinaria di quelle che furono le indagini interiori tra le mura domestiche del Maestro Bergman, quanto alla visione della sua indiscussa protagonista: una ragazza così sola da essersi costruita una corazza impenetrabile attorno, letale quanto fragile, arrabbiata quanto bisognosa di un amore che bruciò con il padre, alimentantosi con gli scacchi e l'idea di un altro genitore, quel Blomqvist sul quale non c'è ricerca in grado di trovare nulla di quello che normalmente gli altri uomini celerebbero e che potrebbe essere un amante attento e protettivo, quell'uomo così perfetto per lei eppure tremendamente distante, come fosse già rassegnato all'idea di non poter costruire niente se non un incontro casuale, un'intesa quasi perfetta.Lisbeth è una donna da tanto tempo, eppure cos'ha, quella bionda al suo fianco, che lei non può avere?Il tempo? Quello è tutto dalla sua.La bellezza? Lei è sicura di poter scopare decisamente meglio.La presenza? Sarebbe crudele, proprio ora che lei ha deciso di aprirsi.La verità è che non c'è una risposta, per Lisbeth.Perchè Lisbeth è fuori tempo massimo.Nonostante sia intelligente, giovane, sveglia, letale, e corra con la moto come un'eroina d'altri tempi, un fantasma fatto di pece rovente e vendetta.La Lady Vendetta del Vecchio Continente.La Sposa europea alla ricerca dei tanti Bill da togliere di mezzo.Lisbeth è fuori tempo massimo, e potrà solo lottare per sopravvivere.Perchè è una preda divenuta cacciatrice, e non potrà mai pensare di prendersi un minuto per respirare.Fortunatamente, David Fincher questo lo sa.Altrimenti non avrebbe potuto costruire, su commissione, un film così straordinariamente potente.
MrFord
"Piansi anch’io la prima voltastretta a un angolo e sconfittalui faceva e non capivaperché stavo ferma e zittama ho scoperto con il tempoe diventando un po’ più durache se l’uomo in gruppo è più cattivoquando è solo ha più paura."Mia Martini - "Gli uomini non cambiano" -
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