Minacce a Saviano: boss casalesi assolti
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Assolti. Antonio Iovine e Francesco Bidognetti, i boss casalesi coinvolti nel processo di oggi, sono stati assolti, assieme all’avvocato Carmine D’Aniello. E’ stato condannato a un anno di reclusione il secondo legale, Michele Santonastaso. I quattro erano sotto processo per le minacce di morte inviate allo scrittore napoletano Roberto Saviano, famoso in tutto il mondo per i suoi libri in cui denuncia le attività illecite della mafia, e alla ex giornalista (ora senatrice del Partito Democratico) Rosaria Capacchione.
Roberto Saviano comunque non è deluso dalla sentenza dei giudici di Napoli, e parla di mezza vittoria. Nonostante i boss se ne potranno tornare a casa tranquilli, i giudici hanno comunque capito che le minacce ci sono effettivamente state, anche se mancano le prove per attribuire a Iovine e Bidognetti il reato. Attraverso questa sentenza, Saviano ha potuto capire che anche la mafia e i suoi boss non sono invincibili, ma che un processo può far crollare anche loro, temuti e vendicativi contro chiunque gli si ponga davanti.
Lo scrittore campano, attraverso Twitter e Facebook, racconta la sua giornata, prima e dopo il processo. Il risveglio avviene in caserma, dove la sua scorta lo può controllare ventiquattro ore al giorno, diventando ormai una sola famiglia. Verso mezzogiorno pubblica un video: è nell’auto blindata che lo porterà al tribunale di Napoli, assieme alle sue guardie del corpo. Da otto anni, racconta, parte a tutta velocità dalla caserma per raggiungere il Palazzo di Giustizia, percorrendo le stesse vie ogni volta, scelte accuratamente dalla Polizia per garantire la sua sicurezza.
Una seconda foto viene pubblicata poco prima dell’inizio dell’udienza: ritrae Saviano, appoggiato ad un muro, la sua agitazione è evidente. Anche quella piccola stanza ormai la conosce troppo bene, sempre la stessa da quando il processo ha avuto inizio.
In seguito all’udienza di oggi, Saviano afferma che la prima mezza vittoria c’è stata quando Iovine ha deciso di diventare un collaboratore di giustizia, fornendo agli inquirenti nuovi dettagli molto preziosi, i quali gli hanno garantito una protezione e una pena molto più leggera.
Infine, Saviano rivendica il fatto che il su processo non ha avuto molto spessore dai media, i quali hanno preferito raccontare le vicende politiche piuttosto che mettere in luce vita di uno scrittore, costretto a vivere lontano dalla propria città e dalla propria famiglia per aver raccontato nei suoi libri nient’altro che la verità.
di Alessandro Bovo
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