Milano, 28 gennaio 2013 – Se c’e’ una persona che si intende di piloti giovani e future promesse della F1, questo e’ di sicuro Gian Carlo Minardi.
L’ex proprietario della Minardi, ora Toro Rosso, ha espresso tutta la sua amarezza nel vedere come la F1 ancora non sia svegliata a quelli che sono i segnali della crisi economica e come si rischi di rivedere per certi versi la F1 degli anni ’90, dove la scelta di piloti paganti era quasi obbligatoria per fare quadrare i bilanci delle squadre.
“Stiamo tornando agli anni Novanta, quando in griglia c’erano 18 squadre, la maggior parte private che prendevano solo piloti paganti per far quadrare i bilanci. Allora si aveva una serie di piloti che erano sponsorizzati o da imprese multinazionali oppure direttamente dai governi dei paesi di provenienza. Un po’ quello che sta succedendo adesso. Inoltre non si e’ arrivati ad una vera e propria riduzione dei costi, ma solamente ad una diversa collocazione delle risorse. Mentre prima si investiva nei test su pista, adesso si investe nei simulatori, ma non c’e’ stata nessuna vera riduzione dei costi e con l’introduzione dei motori turbo il prossimo anno, le cose possono solo andare peggio.”, ha dichiarato Minardi.
La soluzione? Semplificare.
“Una volta la struttura delle competizioni era molto piu’ semplice. F1, F2 ed F3. Oggi ci sono troppe serie e se vediamo ai team in GP2 e GP3, ce ne sono diversi che non sono riusciti a trovare un pilota. Credo che alla fine la strada intrapresa dalla FIA di semplificare sia la strada giusta e la CSAI ha preso una decisione molto difficile nel cancellare la F3 per dedicarsi alla Formula Abarth. Bisogna anche stare attenti al fenomeno della partecipazione economica delle famiglie dei piloti alla carriera degli stessi. Potrebbe ripetersi lo stesso fenomeno delle case costruttrici che, una volta non ottenuti i risultati che speravano, hanno deciso di ritirarsi, lasciando molti team in difficolta’.” ha concluso Minardi.