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Ieri, in cerca di pozzi, per i boschi della Riserva Naturale del Pigelleto, mi imbatto in alcune costruzioni che indicano una vecchia attività mineraria.
L'area è fortemente rinaturalizzata, ma poco più avanti si riesce a distinguere l'ingresso, murato, della miniera.
E' un grosso tubo, sicuramente a suo tempo utilizzato per aerare i cunicoli, abbandonato sul terreno, a farci scoprire l'ingresso.
Sul muro ci sono alcuni fori, e si nota che il cunicolo è allagato. Dai fori, si sente uscire che c'è una corrente d'aria in uscita dal cunicolo.
Oltre il corso del torrente che passa vicino all'ingresso della miniera, un vecchio cancello.
Superato si giunge alle costruzioni del sito della Miniera della Solfara e dell'Abetina.
La natura si è ripresa quasi tutto lo spazio. Solo alcuni edifici, forse i meno datati, si presentano ancora poco degradati.
La parte delle officine di lavorazione dei minerali è quella più deteriorata.
Con tetti crollati e la vegetazione che ha radicato all'interno dei cortili.
Lungo la strada del ritorno, raccolgo alcuni sassi, che presentano, assieme alla "pietra forte" che caratterizza questi suoli, evidenti tracce di Dawsonite, con i suoi cristalli radiali sottoforma di incrostazioni.
La presenza di Dawsonite, che si forma per decomposizione di silicati di alluminio e feldspati, in presenza di vene irdotermali di bassa temperatura, è legata ai giacimenti di cinabro.
Infatti, tutta la strada è cosparsa proprio di sassi rossi.
Il cinabro è un minerale dall'aspetto rossiccio, che si è concentrato qui proprio per la presenza di manifestazioni magmatiche termali, generati dalla presenza dell'antico basamento vulcanico del Monte Amiata, dove è diffuso in masse compatte e granulari o come fine impregnazione di rocce sedimentarie, argillose, calcaree e arenacee.
Nelle officine degli stabilimenti minerari, le rocce estratte venivano "arrostite" in tamburi rotanti riscaldati da focolai a carbone. Il riscaldamento in tubo chiuso, faceva sì che il cinabro volatilizzasse senza fondere. I vapori, attraverso un condensatore, si trasformavano in un sublimato nero di Solfuro Mercurico (HgS), che strofinandolo diviene di un bel colore rosso.
Il Solfuro Mercurico, scaldato in miscela con carbonato di sodio o con cianuro di potassio, e successivamente distillato in condensazione, produce mercurio metallico.
Come sono arrivato a San Miniato ho regalato i sassi ad un'amica, dimenticandomi di fotografarli.
Tornerò a trovarla...
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