
La trovata geniale di questo tipo particolare di platform consiste nel titillare continuamente il giocatore mostrandogli parti dello scenario momentaneamente inaccessibili, solleticandone gli istinti completisti in maniera molto più sofisticata e organica che non con la classica caccia al tesoro dei collezionabili. La struttura 2D, poi, si sposa perfettamente con queste meccaniche, perché una mappa bidimensionale rimane sempre e comunque più facilmente esplorabile e visualizzabile - e perfino setacciabile - di un mondo tridimensionale.
Shadow Complex si limita a fare il suo compitino in maniera diligente e precisa - mancano la classe e l'inventiva di un Castlevania: Symphony of the Night - e, nonostante la scrittura sia stata affidata a Peter David, la trama non rimane e non colpisce (per quanto lo stile di David, probabilmente soffocato da un canovaccio già deciso, emerga qui e là in alcuni dialoghi). Nonostante tutto comunque è impossibile non rimanere incollati allo schermo finché non si siano scandagliati tutti i recessi più reconditi della mappa e, per quanto la cosa non richieda più di cinque/sei ore, è comunque un traguardo che ancora oggi pochi titoli riescono a raggiungere...
