Buon venerdì bestioline!
Come potete vedere, la minireview di oggi si presenta strutturata in maniera diversa dal solito: purtroppo mi capita di trovare libri ai quali non so dedicare fiumi di parole, vuoi per mancanza di tempo o perché proprio non mi hanno entusiasmata, ma di cui ho ugualmente piacere di parlare. In questo caso, nella specifica giornata di oggi, il fattore tempo è cruciale: postata questa recensione devo sbrigarmi a sistemare la questione cookies policy, prima di iniziare a pensare alla serata impegnativa che mi aspetta questa sera. Quindi colgo l’occasione per ringraziare l’Harlequin Mondadori e la loro PR per avermi inviato una copia di questo New Adult in cambio della mia onesta opinione.
Ci sentiamo presto e, se siete della zona, ci vediamo questa sera alla Panighina…!
Titolo: La mia fuga più dolce (My favourite mistake #2)
Titolo originale: My sweetest escape (My favourite mistake #2)
Autore: Chealsea M. Cameron
Editore: Harlequin Mondadori
Pagine: 282
Anno: 2015
Jos Archer viveva in un mondo perfetto, fino alla notte in cui cambiò tutto. Ora, dopo nove mesi, ancora non è riuscita a rimettere insieme i pezzi della propria vita, e nemmeno il fatto di avere cambiato college, andando a vivere con la sorella maggiore Renee, è sufficiente a farla sentire di nuovo normale.
Finché un giorno non incontra Dusty Sharp, il tipico bad boy che si è prefissato di farla uscire dal suo guscio. Jos deve stare attenta a quel sorriso presuntuoso e a quello sguardo assassino, o si ritroverà presto a provare cose che non è più sicura di meritare.
Ma se da un lato Dusty la sprona ad aprirsi e a parlare del suo passato, dall’altro anche lui nasconde dei segreti. Segreti che riguardano proprio la notte in cui il mondo è crollato addosso Jos.
La verità li unirà ancora di più o li separerà per sempre?
COSA MI È PIACIUTO
- La leggerezza. Nonostante la pretesa di dramma che la sinossi suggerisce piuttosto apertamente, La mia fuga più dolce è un romanzo tutt’altro che impegnativo, scorrevole e dalla scrittura piacevole. Mi ha tenuto compagnia durante il ponte del 1 maggio, senza richiedere nessuno sforzo che non fosse quello di tenere fisicamente il libro in mano.
- La semplicità. Non mi nascondo dietro un dito, è un romanzo estremamente semplice e, nel complesso, prevedibile. È facile intuire dove andrà a parare, cosa succederà e come si risolverà – questo genere di romanzi vengono venduti assieme alla promessa, sempre mantenuta, di un lieto fine incluso con la bella cover.
- Il corteggiamento di Dusty a Jos, la testardissima protagonista. So che può sembrare una banalità, ma è stato bello leggere di un ragazzo che ci prova con una ragazza in maniera così aperta, senza mai risultare molesto o fuori luogo. Senza doppi sensi, senza insinuazioni volgari, senza il solito strascico di melodramma gratuito è facilissimo – e piacevolissimo da leggere – incontrare negli Young Adult di questo stampo.
- Hannah. Un personaggio secondario che ho apprezzato più della protagonista stessa, con un background che varrebbe la pena approfondire e una personalità forte, coinvolgente e divertente. Spero l’autrice sia furba abbastanza da svilupparla in uno dei prossimi libri, perché davvero è stata una piacevolissima sorpresa.
- Pur essendo il secondo volume di una saga, può essere tranquillamente considerato uno stand-alone.
COSA NON MI È PIACIUTO
- Il piattume. Per buona parte del libro non succede assolutamente nulla, quasi duecento pagine prima che la situazione imbrocchi un risvolto vagamente interessante – troppe. Quando leggo questo genere di libri mi aspetto di sospirare dopo le prime cinquanta pagine al massimo, o che quantomeno la temperatura tra i protagonisti si faccia un pochino tiepida. In questo caso, niente. E poi, per contro, le ultime pagine sono un condensato unico di tutto il possibile e l’immaginabile, gli accadimenti sono così veloci che vien quasi da pensare ad un insta-love (fenomeno che mi lascia sempre piuttosto perplessa) e la risoluzione ad ogni problema si realizza nel tempo di uno schiocco di dita.
- L’assoluta mancanza di verosimiglianza. Non parlo della vicenda nel complesso, quanto dell’assurdo idillio instauratori tra i personaggi secondari, tra cui i protagonisti del primo volume della serie: troppi studenti di college in una sola casa, troppe coppiette, troppo effetto fanfiction. Chiunque abbia mai avuto dei coinquilini sa perfettamente che, nel mondo vedere, convivere con tante altre persone è tutto tranne che facile – la vita a Yellowfield House semplicemente non è né credibile né sostenibile, per come la vedo io.
- Nel complesso, l’eccessiva leggerezza si è rivelata essere anche un difetto. Avrei preferito una maggiore profondità, sia di personaggi che di trama, e uno sviluppo meglio calibrato, senza la spaventosa accelerata finale, in modo da avere tra le mani un romanzo più equilibrato.