Titolo: Le cronache di Magnus Bane
Autore: Cassandra Clare, Maureen Johnson, Sarah Rees Brennan
Editore: Mondadori
Pagine: 501
Anno: 2014
Sinossi
Chi è davvero Magnus Bane? È forse l’individuo misterioso che s’insinua nelle trame della Rivoluzione francese, o lo strampalato europeo che crea scompiglio in un remoto Perù dell’epoca coloniale, o il venditore di alcolici che sfida il proibizionismo nella Manhattan degli anni Venti? E se invece fosse soltanto un giovane alla moda, sempre pronto a scendere in pista nelle discoteche più elettrizzanti nella New York degli anni Settanta? Cassandra Clare ci accompagna attraverso luoghi ed epoche affascinanti alla scoperta dei retroscena più avvincenti del passato di Magnus Bane, eclettico e inafferrabile personaggio che ha vissuto mille vite in una, tutte legate da un filo rosso: la perenne lotta tra la forza dell’amore e quella del destino, a cui nessuno può opporsi, neppure il Sommo Stregone degli Shadowhunters. Con il racconto inedito “La segreteria telefonica di Magnus Blade”
Le Cronache di Magnus Bane è il volume unico che raccoglie al suo interno tutto le novelle che la Clare, assieme a Maureen Johnson e Sarah Rees Brennan, ha scritto credo nel tentativo di dare spessore e storia allo Stregone di Brooklyn. Dico credo, perché la triste impressione che ho avuto durante la lettura mi ha portata a pensare che queste storielline senza capo né coda, il più delle volte terribilmente superficiali e inconcludenti, avessero un unico obiettivo: sfruttare la notorietà di un personaggio secondario salito alla ribalta e far convergere altri bei soldoni nel fiume di incassi che riempie le tasche della Clare. Un giudizio davvero duro, mi rendo conto, e neppure il tempo trascorso da quando ho concluso la lettura ha stemperato il fastidio che ritorna, puntuale come il prurito ventiquattro ore dal momento in cui la zanzara ti ha punto, ogni volta che penso di potercela fare a scrivere una recensione obiettiva e pacata. Beh, non posso. Evidentemente non sono in grado. Cercherò nonostante questo di fare del mio meglio, per quanto non ci sia moltissimo da dire. Mi sono approcciata tardi al mondo degli Shadowhunters: tutti i volumi erano già usciti da un bel po’, il primo film era ben che in cantiere e il web sbrodolava arcobaleni su Jace e Clary. Il pensiero di aprire un blog dove parlare delle mie letture non era neppure un embrione e non avevo ancora sviluppato questa strana forma di snobbismo stilistico che adesso mi rende assolutamente indigeste un sacco di letture. Ho letto la prima trilogia, ho letto The Infernal Devices e ho ripresto The Mortal Instruments a singhiozzo, senza rendermi conto appieno dell’evoluzione bruschissima che la scrittura della Clare ha subito nel tempo. Forse solo con Città del Fuoco Celeste ho accarezzato questo inconfutabile verità, ora che ci penso, ma niente avrebbe potuto prepararmi a quanto accaduto con queste novelle. Che sono pessime, davvero davvero davvero pessime. Le prime sono scritte male, non raccontano nulla di Magnus, non gli danno spessore ma al contrario lo rendono una figura confusa, difficile da definire, nel complesso piuttosto… inutile. Man mano che la progressione cronologica prosegue, poi, ho avuto la netta sensazione che Magnus e la sua immortalità fossero solo una scusa per riprendere in un qualche modo personaggi che avrebbero fatto strillare e squittire le fangirl più accanite – vedi Will, Tessa e Jem -, focalizzando l’attenzione più su di loro che non su chi, a ragione, avrebbe dovuto essere il vero protagonista delle vicende. Insomma, un vero macello. Ci ho provato, ci ho provato tantissimo, ma non ce ne è stata una che mi abbia davvero convinta fino in fondo e detesto l’idea di un’autrice disposta a mettere sul mercato prodotti che al massimo riescono ad essere mediocri pur di vendere e sfruttare una buona idea. Le foreste della fantasia sono pieni di frutti e fiori da cogliere, Cassandra: trova un albero diverso, la prossima volta, e vedi di non ridurlo in fin di vita per amore dei dollari che ti procura. Non è bello per te, non è bello per me che ti leggo sempre volentieri.
Sconsigliatissima questa raccolta, sconsigliatissime le singole novelle.