Ministri tecnici che vogliono scavalcare la magistratura, politici muti… Ilva di Taranto, la natura non ci sopporta più

Creato il 29 novembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Ci mancava solo la tromba d’aria su una Taranto già provata da tante, troppe forzature che l’uomo ha prodotto in quel territorio! Verrebbe da dire: piove sul bagnato, ma questo sarebbe un semplice eufemismo rispetto al dramma che ieri, 28 novembre 2012, la città ha veramente vissuto.
Da una parte impavidi “Ministri tecnici” dell’ambiente, dello sviluppo, finanche il Capo dello Stato, che si arrogano un potere decisionale infinito per superare, con un “artifizio legale” cioè con un decreto ministeriale aut similia a tutele dell’impresa, le decisioni prese dalla magistratura a tutela della salute di tutti i cittadini, lavoratori, dirigenti e abitanti compresi, dopo oltre trent’anni di inquinamento e di disastri ambientali pagati a duro prezzo dai cittadini di Taranto che hanno visto e vedono continuamente pesantemente compromesso il loro diritto alla salute, un diritto non mediabile. Dall’altra parte viene allora spontaneo dover confrontare quanto accaduto oggi a Taranto con la violenta tromba marina che si abbattuta sull’acciaieria ILVA e sulla città, alla lettura di questi eventi e di questi “segnali” straordinari che ne avrebbero fatto gli antichi vati. Come avrebbero considerato, gli antichi vati, la contrapposizione fra difensori dell’acciaieria a tutti i costi, addirittura definendola “strategica” per l’interesse nazionale e quindi militarizzabile come per il territorio di Acerra o per la Val Susa, se letta, purtroppo giustamente, nella contrapposizione alle recenti decisioni della magistratura ed a quei cittadini di buon senso che auspicano il rispetto delle regole legali, la tutela della salute, il diritto a vivere in un ambiente sano, a fronte anche alle gravi notizie di fatti di corruzione, di compravendita “a norma di legge” di favori istituzionali o di partiti? Si potrebbe dire che interpretando i segni prepotenti venuti, oggi, dal cielo proprio sull’ILVA e proprio su Taranto, i vati potrebbero dire che anche il cielo non ne può più del mancato rispetto dei sacrosanti diritti dell’uomo alla vita, all’ambiente ed al lavoro dignitoso che non sappia di sfruttamento? Certo, non abbiamo i loro poteri, nè pretendiamo di averli, ma ci piacerebbe sapere cosa ne penserebbero di una simile interpretazione: magari potrebbero solo dire che “Piove sul bagnato”. E questa sarebbe già una considerazione comunque importante.
Potrebbero pensare, i vati, che la natura manda segnali chiari: alla terra ed ai terrestri, la natura manda a dire che è stufa di attacchi al suolo, al sottosuolo, di inquinamenti, di morti a norma di legge provocati da sostanze prodotte e respirate dall’uomo, dalle diossine, alle polveri sottili, alle nanoparticelle, alle polveri totali sospese (PTS), ai composti organici volatili (COV), durante le lavorazioni delle acciaierie (ILVA), delle raffinerie (ENI) e delle centrali elettriche a metano (Edison-ILVA), casualmente tutte presenti nel territorio di Taranto…
Ma “i terrestri” tutti, da quelli del “potere tecnico”, a quelli del “comprato potere politico”, ai semplici cittadini, si sono accorti di questa stanchezza della natura che comincia a non sopportarci più e che ci dice che è ora di cambiare rapidamente quel paradigma fatto di modelli e stili di approccio al territorio non rinnovabile sul quale viviamo?
Ezio Corradi

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