Stupidamente non ascolto molta musica italiana. Un po’ per quell’anglofilìa che ho immotivatamente sviluppato fin da bambino, un po’ perchè il mainstream italiano è quantomeno deprimente, e tolto qualche cantautore di oggi o di ieri non ho prestato molta attenzione a quanto si canta al di qua delle Alpi. Stupidamente. Perchè quando invece cedo e ascolto un po’ di quello che propone l’underground del sì, scopro cose decisamente ottime.
I Ministri sono una band (anzi: un gruppo) milanese attivi da meno di una decina d’anni, con alle spalle tre album e una lunga serie di concerti live (anzi: dal vivo) su e giù per lo stivale, e nel loro genere hanno anche ottenuto successo entrando pure nella top 20 (anzi: nei migliori 20) dischi più venduti della classifica ufficiale italiana, finendo pure ad aprire il concerto dei Coldplay (anzi: dei Suonofreddo) nel 2009.
Da pochi mesi hanno dato alle stampe il loro ultimo disco, “Fuori“, ma è “Tempi bui” il cd che da qualche giorno gira incessante nell’autoradio, forse per l’attualità della title track (anzi: della traccia che dà il titolo all’album), forse perchè le prime 5 canzoni del disco le vorrei fare ascoltare a chiunque (e quindi alzo il volume dell’autoradio sperando che ci sia qualcuno con i finestrini abbassati nonostante gli 0,5°C). La musica è un punk-rock-pop-scream-songwriter (anzi: poncio-roccia-pop-urlo-cantautoriale) che puzza un po’ di spirito adolescenziale (anzi: smells like teen spirit) ma con una sensibilità melodica maggiore e senza quella mancanza di direzione che caratterizza la maggior parte dei gruppetti punk di cui si può andar pazzi nell’era dei brufoli. Anzi: i testi sono (quasi sempre) molto ispirati, con rime e giochi di parole taglienti e non scontati. Fortunatamente i Ministri hanno avuto anche il buon senso di non rifiutare il contratto di una Major (anzi: di una Multinazionale) che ha così permesso loro di avere una perfezione dei suoni (sporchi ma dosati) a dir poco lodevole (su tutte “La feccia di Briatore“, che è il video qui sopra, e vi invito ad ascoltare mentre finite di leggere queste due righe. Tanto le cose importanti le ho già dette tutte). Le melodie sono trascinanti (ed esistenti, cosa che già di per sè è lodevole in un gruppo punk), la rabbia è sputata con un’energia vagamente ragionata e la “R” rotolante di Davide Autelitano vale da sola l’ascolto del disco. Insomma, forse non dicono niente di nuovo, ma lo dicono bene.
E dopo aver constatato l’oscurità dei nostri giorni, vi auguro buon anno.
Veramente vivo in tempi bui E non è per rovinarti il pranzo
Che ti dico arriva la marea E tu la scambi per entusiasmo
Veramente vivo in tempi bui E non ho nulla di cui preoccuparmi
Perchè sono diventato buio anch’io Ma di notte sono uguale agli altri
E mi cambierò nome Ora che i nomi non valgono niente
Non funzionano più Da quando non funziona più la gente
Mi cambierò nome Ora che i nomi non cambiano niente
Non funzionano più Da quando non funziona più la gente
I tedeschi sono andati via Come faremo ora a liberarci?
Non possiamo neanche uccidere il re Perchè si dice siamo noi i bersagli
Veramente vivo in tempi bui Riuscivi solo a chiedermi per quanto
E ora son diventato buio anch’io Che cos’hai tu da brillare tanto
E mi cambierò nome Per passar le dogane e gli inverni
Andrò sempre più giù Dove non serve tenere gli occhi aperti
E mi cambierò nome Ora che i nomi non valgono niente
Non funzionano più Da quando non funziona più la gente
E mi cambierò nome Ora che i nomi non cambiano niente
Non funzionano più Da quando non funziona più la gente