Oggi si è dimesso il "ministro" Brancher (le virgolette sono mie, data l'incertezza sulle deleghe). Era ora! All'indomani della marcia indietro del Nostro sul legittimo impedimento, un certo Cicchitto aveva ringhiato: ora le proteste e le polemiche della sinistra devono cessare, dato che Brancher ha dichiarato che andrà in tribunale. Io pensai: ma siamo scemi? Dobbiamo tenerci un arnese simile come ministro? Uno che è sotto processo e che ha cercato di evitare di andare in udienza prima ancora di sapere che cosa doveva fare come ministro? Ma non avete proprio decenza? Il tutto mentre Bossi diceva "il ministro del federalismo sono io!" Ecco che arriva puntuale la figuraccia: per paura che la mozione di sfiducia della maggior parte dell'opposizione venga votata anche da elementi del PdL, o se preferite, a dirla con i suoi colleghi, con un gesto da signore e per niente sollecitato, Brancher salta con la benedizione del nostro lider maximo. E, come dice qualcuno, a questo punto siamo curiosi di sapere perché il capo lo ha proposto, visto che concorda con le dimissioni.
Approfitto per linkare qui le tre brevi puntate di "Sotto scacco", il documentario (di cui queste sono il riassunto) di Udo Gümpel e Marco Lillo sui rapporti tra mafia e politica e relativa trattativa, coprodotto da "Il fatto quotidiano", precedute dalla presentazione dello stesso.
Per chi gli darà un'occhiata, non sarà tempo perso.
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