MIRACOLO A LE HAVRE
regia di Aki Kaurismaki
Il lustrascarpe Marcel Marx (Andrè Wilms) vive di stenti con l'amata moglie Arletty (Kati Outinen) in un poverissimo quartiere di Le Havre.
Dopo il ricovero in ospedale della moglie, a cui viene diagnosticato un tumore, Marcel incontra l'impaurito Idrissa (Blondin Miguel), un ragazzino del Gabon fuggito dal suo Paese su un container per raggiungere la madre che vive a Londra.
Sapendo che il ragazzino è ricercato dalla polizia, Marcel decide di nasconderlo nella sua casa chiedendo l'aiuto degli altri abitanti del quartiere.
La denuncia di un vicino di casa metterà nei guai il generoso lustrascarpe.
Clochard, perdenti, diseredati, ultimi, taverne fumose, bar di periferia, squallide botteghe.
I personaggi e i luoghi del cinema tabagista ed alto tasso alcoolico del maestro finlandese tornano, dopo quasi un lustro, in questa pellicola ambientata in Normandia.
Il cinema splendidamente surreale di Kaurismaki vira sulla favola senza rinunciare a raccontare storie dense di dramma e solitudine con l'aggiunta (questa è la grande novità) della speranza.
Al centro del racconto ci sono gli argomenti classici del regista: il lavoro, lo sfruttamento, l’emarginazione, le lotte di classe, la povertà, la dignità degli ultimi.
La maturità e la consapevolezza linguistica di Kaurismaki, le geometrie che soffocano gli statici protagonisti nell'inquadratura e la stilizzazione estrema, impressionano per forza ed efficacia e fanno di Miracolo a Le Havre un film maturo e pregno di indignazione, che il regista finlandese racconta con tono sommesso, sguardo poetico e soprattutto senza traccia di buonismo.
Probabilmente con Miracolo a Le Havre, la maniera di fare cinema di Kaurismaki raggiunge l'esempio più alto; i dialoghi sono ridotti al minimo, i personaggi non hanno nessuna vigoria fisica e sono, se possibile, ancora più statici del solito, tanto da sembrare in parecchie inquadrature attori di fotoromanzi, con lo spettatore che attende da un momento all'altro la comparsa della nuvoletta con impressa la scritta della frase pronunciata.
Che a Kaurismaki questo mondo non piaccia granché e che riponga pochissima speranza nel genere umano è cosa risaputa, ma in questa pellicola, l'autore scandinavo lascia spazio alla speranza o meglio al miracolo.
Un miracolo (una rivoluzione) da affidare al suo protagonista (che non a caso si chiama Marx), e i suoi amici ,che pur passando ore a bere e fumare in squallidi bar, al momento opportuno, sanno benissimo con chi schierarsi senza tentennare un attimo, perfettamente coscienti delle sembianze del nemico.
Ovviamente imperdibile.
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