Miriam Caputo, autrice lombarda, ha deciso di raccontare a noi di Oubliette Magazine un po’ della sua vita, delle sue passioni, del suo essere artista, del suo libro “La ragazza dagli occhi grandi“.
Ciao, lettori di Oubliette Magazine. Mi chiamo Miriam, sono nata nel 1975 a Milano e vivo a Ivrea con la mia famiglia. Mi posso definire senz’altro uno spirito libero, eclettica, tarantolata, sono laureata in giurisprudenza, ho studiato danza classica da quando ero piccina, sono diplomata in recitazione, dizione, improvvisazione. Ho studiato anche danza moderna, contemporanea, tip tap, che ballo tuttora.
Adoro gli animali, anche qui senza distinzioni. Sono mamma di una bambina pelosa di 34 kg di nome Sally, di “razza” (così si dice, anche se non mi piace tanto) pastore tedesco. Amo anche gli esseri umani, specialmente quando danno il meglio di loro stessi, ovvero quando creano.
Ho collaborato per alcune riviste online occupandomi sia di animali sia di teatro/danza, e collaboro tuttora con blog letterari come redattrice e recensionista. Non dico tutto questo per elogiarmi ma per cercare di farmi un po’ conoscere nella mia versatilità, che senz’altro si riversa nel mio stile di vita, nella mia concezione di arte, nella lettura, e nella scrittura.
Per me essere un artista è non tanto possedere una tecnica specifica (seppur importante) ma è un modo di essere, di approcciarsi a qualsiasi cosa, e si può riversare in diversi canali, (teatro, danza, musica, arti visive, fotografia) fra i quali la scrittura.
“La ragazza dagli occhi grandi” è il mio libro d’esordio, ed è una raccolta di racconti, scritti nel corso degli ultimi anni della mia vita, diversi, ma accomunati da uno stile ironico e divertente, leggeri, ma che inducono senz’altro alla riflessione.
Quello di far riflettere divertendo non è un intento deciso “a tavolino” in quanto sono stati scritti di getto e poi rivisti ma è il mio stile, stile di vita, di lettura, di scrittura. Inoltre non mi piacciono le cose costruite “a tavolino”, sono molto istintiva e mi piace farmi sorprendere dalla vita. Il momento giusto per pubblicare il mio libro me lo sono “sentito” è arrivato da solo.
Chi lo ha letto mi ha detto che è molto scorrevole, sincero, senza ipocrisie, e che questo è il comun denominatore di tutti i racconti. Non è un’autobiografia ma è frutto di fantasia, eppure direi che sincero senza ipocrisie sia proprio come me! C’è chi è stato colpito dai tre racconti scritti per il teatro, diceva di leggere e vedere contemporaneamente le scene (e qui direi che la mia esperienza sul palco mi ha aiutato). Altri ancora hanno detto che ho analizzato bene la quotidianità e i suoi particolari, su cui non si è avvezzi riflettere, pur mantenendo a tratti un’atmosfera “onirica e surreale”.
Un ultimo aneddoto sulla copertina, sono io, “La ragazza dagli occhi grandi”, quando avevo tre anni, in una foto scattata da quel grande fotografo che è mio padre. Io non ricordo ma mio papà mi ha detto che mi sono appoggiata al muro e gli ho detto “Così papà?”.
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