Lenta ma inesorabile, procede la ridefinizione del processo di ingaggio in mischia ordinata ("scrum").
E' un approccio sperimentale quello instaurato dagli organismi tecnici della IRB, iterativo, per tentativi e (correzione degli) errori, piccoli passi e low profile per quanto possibile: forse pesa ancora nelle coscienze dei direttori dell'evoluzione del rugby, le fughe in avanti e le retromarce del periodo delle "Experimental Law Variations" - ELV - tra 2008 e 2010.
Questa settimana è stato annunciata dalla IRB l'adozione (sempre sperimentale e soggetta a valutazioni) di una triade modificata di comandi per l'ingaggio in mischia, raccomandata dallo IRB Scrum Steering Grup che ha usato anche nuovi studi sulle dinamiche in gioco prodotti all'Università di Bath. La nuova sequenza di comandi sarà "crouch, bind, set", attiva a partire dal prossimo inizio di stagione in ambedue gli Emisferi (agosto 2013, febbraio 2014).
In sostanza, dopo il primo passo della riduzione dei comandi da quattro a tre ("crouch, touch, set") della stagione corrente, in Irb han preso atto che la meccanica dell'esecuzione dell'impatto sia variata di poco rispetto a prima e i problemi non siano stati granché risolti. Han deciso quindi di intervenire con un "fix": dopo il piegamento (crouch), ora i piloni opposti dovranno legarsi tra loro (bind) col braccio esterno, non più solo toccarsi per verificare che la distanza sia corretta, poi entrare in spinta al comando (set). Al che il mediano introduce.
La scusa avanzata dalla Irb per il cambiamento è la sempre valida sicurezza: si afferma che lo scopo del cambio di routine per l'ingaggio sia ridurre il rischio di infortuni, diminuendo la forza all'impatto fino al 25%. Ora, non vi è dubbio che così la forza dell'impatto diminuisca - lo assicurano gli studi dell'Università di Bath - ma nella realtà, altri studi dimostrano che gli infortuni in mischia ordinata sono da tempo stati ridotti a livelli trascurabili: non tanto per le regole adottate, quanto per via della fitness dei giocatori (eh si, paradossalmente più grossi sono meno male si fanno: la dimensione conta). E' ovvio piuttosto che lo scopo sia ridurre la quantità di reset (mischie ripetute) che fan perdere tempo di gioco: "(...) extensive evaluation of the sequence (...) indicated the possible delivery of a more stable platform leading to fewer resets and more successful scrums", chiarisce lo stesso comunicato della Irb un po' dopo le (dovute) menate sulla sicurezza. Sia come sia, con buona pace degli "strateghi" dell'affossamento, in prima linea ora si dovran elaborare nuove strategie d'ingaggio.
Gli immobilisti calciofili gné gné ovviamente van storcendo il nasino: già si fasciano la testa, affermando alla Eduardo "o' presepe nun me piace". Ritengono forse inevitabili fatalità i ripetuti crolli, conclusi da decisione a papocchio dell'arbitrino di turno?
Noi preferiamo aspettare e vedere sul campo vero, prima di giudicare: siamo dei non conformisti cui piace si "fissi" ciò che non funziona e si conservi il "buono", quel che va e fa identità. In tal senso invitiamo a riflettere sul fatto che l'essenza del rugby Union NON stia nell'avere o meno la mischia ordinata, ma piuttosto nella costante contendibilità dell'ovale in ogni fase, fatto unico in tutti i giochi con la palla ovale. La mischia è un mezzo per ottenere detta contendibilità anche in fase di ripresa del gioco dopo fallo "veniale" (passaggio in avanti e palla non giocabile). Di fatto la mischia in tempi recenti, più che contendibile era diventata un autoscontro, seguito da lancio della monetina da parte dell'arbitro.
Ecco quindi che questo cambio di routine in linea di principio ci pare interessante: piuttosto di quel che c'è adesso, che va sviluppando professionisti di un wrestling deteriore e molto cheating in prima linea, meglio provar qualcosa d'altro.
Di più, l'innovazione ci riporta alla mente com'era in tempi non lontanissimi, quando le prime linee si legavano tra loro prima ancora che con le proprie seconde e terze, il mediano introduceva l'ovale, solo allora si spingeva e il tallonatore tallonava, fondamentale perduto nel rugby moderno. Il tutto senza che l'arbitro dicesse una sola parola, intento solo a controllare che l'introduzione fosse diritta. Tanto che a quei tempi c'era il mediano che prima di introdurre, dava la bòtta al suo loosehead per avvisarlo, guarda che ora introduco, adesso spingi.