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Miseria e novità

Creato il 15 dicembre 2010 da Spaceoddity
Se avessi una moneta, potrei lanciarla in aria e lasciare che decida per me. Ma lascerei che la fortuna dicesse la sua ed è proprio ciò che sto cercando di evitare. E quante altre cose dovrei lasciare, e lasciar fare, sprofondando nel futuro...
Ora che ho finito la tesi di dottorato e devo solo discuterla, ora che non ho più niente da aggiungere al mio dannatissimo C.V., tranne qualche riga ininfluente, non trovo niente davanti a me. Non trovo nessuna ragione futuro, nessuna speranza di stabilità o di spazi creativi.
Ora che ho dato un senso ai miei ultimi tre anni e mezzo con duecento paginette più o meno ragionevoli, mi trovo impantanato in questa palude chiamata Italia. In questo posto in cui non devi neanche essere un genio per vederti il terreno franare sotto i piedi.
Ho 35 anni e sei anni di insegnamento alle spalle. Non sono neanche un giovane e non sono un cervello, men che mai ho voglia di fuggire, il fatto è che l'Italia t'incatena con gli affetti, con un presente a cui è difficile rinunciare, come tutte le droghe, che però non soddisfano più le esigenze per cui le hai assunte.
L'Italia è un paese ruffiano che ha perso ogni seduzione, un paese che spende un capitale nella scuola per non formare i suoi cittadini, con lo scopo preciso che tutto rimanga così com'è, perché nessuno sia competitivo: come stupirsi se, a questo punto, su un simile obiettivo si voglia anche risparmiare?
L'Italia non blocca i migliori, lascia che sboccino e appassiscano nel fango di una normalità avvilita e putrefatta: l'Italia blocca il normale sviluppo, il normale lavoro, perfino il senso stesso dell'attesa e dei sogni o delle vite che ambiscono a vivere secondo modelli "prestampati".
E domani, chissà. Lascio che sia una moneta a decidere? O m'impegno a rotolare nel livore di chi ama la stasi, il "tutto cambi perché nulla cambi"? L'Italia è il paese della disperazione di chi ti guarda stupito e irato, gridandoti (in un insperato empito di vita): "Come fai a non capire che qui le cose vanno così?".
P.S. (di un'oretta dopo) Il dolore più grande consiste nella sfilza di commenti che alludono a condivisione e a cose che si sono sempre pensate. Cioè, quello che penso e scrivo io non lo penso e non lo scrivo solo io. Una volta tanto avrei sperato di essere originale.

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