Beatrix Potter (1866–1943) “My rabbit Peter is so lazy.” Autograph letter signed to Noël Moore, 4 February 1895
Un bel volume corposo, di quelli che leggendo scorri le pagine per appurare che sì, meno male, ne rimane ancora parecchio da leggere; di quelli con una struttura forte, non rapida, indugiante piuttosto; di quelle dai personaggi che non deludono, che nonostante tutte le loro umane contraddizioni o debolezze, rimangono fedeli a sé stessi concedendosi e concedendo al lettore, però, tensione, colpi di scena, ardite imprese e capovolgimenti d’intenti.
Miss Charity è una bambina, poi donna, e la storia è sua non solo perché ne racconta le quotidiane avventure ma anche perché è proprio pervasa dal carattere gioioso, cocciuto, dolce, controtendenza e ironico (autoironico) della fanciulla. Ma non è questo il fulcro originale del romanzo; non sta qui il suo fascino… di ragazzine ribelli che si ritrovano fuori posto in una famiglia e in una società che vorrebbe domarle e le desidera diverse, la letteratura è zeppa. Il fulcro originale del romanzo è che è zeppo di letteratura e di riferimenti più o meno velati a romanzi, protagonisti, autori. I due esempi più manifesti sono chiaramente quello a Beatrix Potter (di cui la stessa autrice, la francese Marie-Aude Murail, dichiara di aver voluto fare un fake, una non-biografia) e quello a Shakespeare, le cui parole sono filo conduttore di ogni passo della protagonista, che ne impara, e recita, intere opere a memoria.
Charity Tiddler è quindi Beatrix Potter ma potrebbe ben essere Mary Lennox, così come Elizabeth Bennet: ciascuna con un giusto sprezzo delle norme e delle regole dell’amore, un po’ più di talento per gli acquerelli, un po’ più passione per gli animali. “Si potrebbe pensare che io vivessi da sola nella nursery, in mezzo a rane e topi. E l’idea non è nemmeno troppo lontana dalla realtà. Venivo chiamata solo di rado in sala. Mamma era una di quelle persone per cui un bambino poteva al massimo essere visto, ma mai sentito”.
Charity vive nell’800 ed è circondata da co-protagonisti che sempre si incrociano senza mai contaminarsi, senza mai cedere al proprio passo: c’è il passo sfrontato del ragazzetto, poi uomo (Kenneth Ashley), che pare sempre sul punto di smarrirsi ma mai si perde; c’è la madre, pervasa da uno spirito conservatore impermeabile anche all’evidenza; c’è la tata folle, forse perduta, sempre presente; c’è la tutrice, lieve, fragile, portatrice di un’amicizia che è forte, vera. Protagonista di una storia d’amore intensa e vivificante di riscatto; c’è l’editore che fa un passo molto lungo, per nulla lungimirante, che si rivela straordinario; ci sono le cugine che si muovono solo nelle sale dell’alta società e i cui passi sono solo di danza (preferibilmente nuziale); e infine ci sono gli animali di Charity attorno ai quali tutto ruota, anche il talento della ragazza per il disegno, per le storie, per la libertà.
Si tratta di un romanzo delizioso, scritto con levità e denso di un tanto che non è mai troppo. Lo consiglio vivamente e lo raccomanderei come lettura nelle scuole secondarie.
Autore: Marie-aude Murail
Editore: Giunti
Dati: 2013, 480 pp., 12,90 €