“Luna diventa ogni giorno più frivola, pare uscita da una rivista, sembra un’attrice di Hollywood. Da dove diavolo ha preso tanta bellezza? In famiglia nessuno è bello come lei, in tutta Gerusalemme nessuna è bella come Luna.”
“Miss Jerusalem”, il primo romanzo della giornalista e scrittrice israeliana Sarit Yishai-Levi (Sonzogno, 2015), è considerato il bestseller più letto in Israele nell’ultimo decennio, con le sue 160.000 copie vendute.
La storia parla di una famiglia di origine spagnola giunta in Palestina da generazioni, che a Gerusalemme ha aperto un piccolo negozio di “delicatessen” – apprezzate raffinatezze gastronomiche. L’autrice ricostruisce, in maniera sapiente, quelle che sono state le difficoltà degli ebrei a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, sotto mandato britannico e oppressi dalla dominazione di quelli che qui venivano chiamati gli “inglisi”.
In realtà, questo corposo romanzo – sono 489 pagine – può essere definito come la storia di una “maledizione” che colpisce le donne della famiglia Hermosa, condannate a sposare uomini che non amano e dai quali non sono, a loro volta, amate. Quattro generazioni a confronto: la bisnonna Merkada sposa Rafael Hermosa, che è innamorato di una ragazza dagli occhi azzurri vista due volte e poi più ritrovata; la nonna Rosa, brutta e povera, è stata data in moglie a Gabriel Hermosa per punire l’impudenza di lui; la madre Luna, la Miss Jerusalem del romanzo, sposa David che in testa ha un’altra donna, se non addirittura altre donne; Gabriela, la figlia protagonista e io narrante, alla quale è affidato il compito di scoprire i misteri che la sua famiglia nasconde e di cambiare le sorti della tradizione stessa.
Dopo la morte della madre Luna, la ragazza più bella di Gerusalemme, dalla chioma rossa e dall’incarnato candido e delicato che avrebbe desiderato vivere come in un film, Gabriela – che da lei si è sempre sentita rifiutata -, nel tentativo catartico di “pacificarsi” con la sua figura, mette insieme le storie delle varie generazioni della sua famiglia, scoprendo matrimoni celebratisi forzatamente e veri amori che invece sono andati perduti in maniera dolorosa.
La storia, iniziata da nonna Rosa e da zia Alegra e finita dalla stessa Gabriela, è molto più complicata di quello che la ragazza credeva, ma offre la chiave per riuscire ad interpretare il comportamento dell’intera famiglia. Soprattutto quello di Luna, una madre con la quale lei ha sempre avuto un pessimo rapporto. Una donna che l’ha vissuta come un “fastidio” e che tutti in famiglia hanno assecondato, subendone il fascino. L’hanno viziata le sorelle, così come il padre, mentre lei, la donna più bella della città, potendo avere chiunque, è stata costretta a sposare un uomo che non amava.
“Miss Jerusalem” è un romanzo appassionante, che ha la peculiarità di descrivere tutto nei minimi particolari, e poi di tornare più volte su questi frangenti. Secondo altre angolazioni, o diversi stati d’animo. Una verità che non si rivela tutta e subito, bensì a piccoli bocconi, tanto quanto è necessario alla protagonista per metabolizzarla. Con una morale: che a volte cadere vittima di una scelta sbagliata inneschi una serie di piccole catastrofi che ogni giorno si acuiscono sempre di più, cambiando la percezione della realtà e il rapporto col prossimo. Fosse anche un familiare o un figlio.
Oltre a quella di Gabriela, qui si ode forte la voce dell’autrice, che ha narrato autentiche storie di Gerusalemme, coi suoi usi e costumi e la sua atmosfera nel corso del Novecento, attraverso espressioni e parole in giudeo spagnolo. A questo romanzo va il merito di aver parlato della stirpe degli ebrei sefarditi, alla quale la famiglia Hermosa appartiene. Forse il volto meno noto del popolo ebraico, ovvero quello degli ebrei abitanti della penisola iberica, con le loro donne orgogliose ed instancabili, così come chiassose e perché no, diciamolo, fortemente portate al melodramma.
Written by Cristina Biolcati