Magazine Per Lei

Miss perfect

Creato il 11 luglio 2011 da Lanoisette

Ha lunghi e fluenti capelli castani che non abbisognano di tinte né di trattamenti anticrespo, occhioni da cerbiatta verdi o azzurri, silhouette alta, snella e flessuosa senza mai aver messo piede in una palestra, almeno una terza di reggiseno nonostante non abbia un filo di ciccia neanche a cercarlo con la lente d'ingrandimento, labbra a cuore e denti candidi che non hanno mai visto un dentista, incarnato perfetto che ignora l'esistenza di acne giovanile e premestruale; naturalmente, indosso a lei qualunque straccetto da marcatino rionale sembra un capo d'alta moda sceso dalle ultime passerelle di Parigi, Milano e New York.
Di donne così, di quelle che ti fanno scendere l'autostima sotto il tacco dodici e che ti fanno pensare di eleggere a imperitura divisa un cappottone mlitare lungo fino ai piedi, ne ho conosciute almeno tre.
La prima è Reginella, che conosco dai tempi dell'asilo e che deve aver traumatizzato a tal punto il mio inconscio di adolescente grassottella che ancora oggi, che sono quindici anni che non la vedo, ancora me la sogno la notte – se qualche esperto di psicanalisi mi vuole dare lumi, ben venga. Beh, Reginella è stata una secchissima tavola da surf – niente culo, niente fianchi, niente tette – fino ai sedici anni, poi, nel giro di quindici giorni ha messo su una quarta e un derrière a mandolino, e allora non ce n'è stato più per nessuno: credo sia stata con tutti i miei sogni erotici dei tempi del liceo, con una particolare predilezione per quelli piuttosto danarosi, tant'è vero che oggi è sposata con una specie di armatore con villa sulle colline del Chianti. Un giorno, all'uscita della biblioteca comunale dove eravamo andate a studiare per un esame, siamo state sorprese da una pioggerellina improvvisa: lei non si è minimamente scomposta, ha preso il pesante sciarpone nero che indossava e se l'è arrotolato alla bell'e meglio attorno alla testa. Risultato: sembrava una principessa berbera e il colore scuro metteva in risalto il blu dei suoi occhi; l'avessi fatto io, son certa che mi avrebbero denunciato per offesa al pudore.
Poi è arrivata Lù, la mia deliziosa collega di matematica, un metro e settantacinque di sinusoidi perfette, sempre impeccabile dagli orecchini allo smalto sulle unghie dei piedi: le rare volte in cui decidevo di andare a scuola un po' in tiro, immancabilmente lei appariva in jeans sdruciti e ballerine ed era comunque mooolto più figa. Quando abbiamo portato i ragazzi in gita in barca a vela e siamo scesi a terra dopo un pomeriggio di vento sul lago, le è bastato sciogliere l'elastico della coda e scuotere un paio di volte la testa per avere una capigliatura uscita dalle mani del parrucchiere delle dive; io, nonostante li avessi legati strettamente, avevo un cespuglio di capelli indemoniatissimi e crespi che neppure Abatantuono ai bei tempi.
L'ultima, Meringa, è una conoscenza recentissima, di questo weekend passato in Liguria a festeggiare l'addio al nubilato dell'amica Avvocatessa. Insomma, io scendo dal treno a LaSpezia, con occhio pallato per la sveglia alle cinque e dieci, mollettone nelle chiome schiacciate dagli ergonomici sedili dell'Intercity, bermuda e ciabatta greca, e mi vedo 'sta tizia radiosa con una specie di canottierone lunghissimo, blu elettrico, che indosso a chiunque altra sarebbe sembrato una specie di sacco con l'aggravante di evidenziare qualunque rotolino e rotolone, mentre ella, avendolo sapientemente abbinato con una sottile cinturina, infradito gioiello e monili etnici e pareva pronta per un cocktail a Saint-Tropez. A quel punto, dopo i convenevoli di rito, ho preso sottobraccio l'Avvocatessa e le ho mormorato: "Stronza, avresti potuto avvertirmi che qui non c'è confronto. Spero almeno che sia antipatica".


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