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La trama (con parole mie): l'agente Ethan Hunt è liberato dal suo vecchio collaboratore, il tecnico Benji Dunn, e dall'agente Jane Carter dal cuore di una prigione a Budapest in modo da riprendere le fila di una missione che la stessa Carter ed il suo partner Trevor Hanaway avevano quasi portato a termine e che vede coinvolti una spietata killer francese ed una mente criminale di altissimo livello di origine svedese, una sorta di delirante messia in attesa di una nuova guerra nucleare.Tra il Kremlino e Dubai, l'India e gli States, i nostri - cui si legherà anche l'analista William Brandt - si troveranno a dover lottare con le unghie e con i denti per sventare un olocausto atomico, portare a casa la pelle e vincere il confronto con i propri demoni interiori.
Riuscire a produrre un film action solido che sia una tamarrata ma, al contempo, risulti credibile nonostante l'evidente invito al pubblico a lasciarsi travolgere dall'assoluta straordinarietà degli eventi narrati e delle sequenze mostrate non è un'impresa da poco.Tornando ormai parecchio indietro nel tempo, ricordo in particolare che soltanto il primo, indimenticabile Die Hard, o Predator - non a caso, firmati entrambi da John McTiernan - riuscirono in un impresa simile senza perdere in potenza in una o l'altra delle loro due facce: questo quarto, adrenalinico, divertentissimo capitolo della saga dell'agente Hunt e del brand Mission impossible può orgogliosamente vantarsi di essere inserito nel novero.Era dai tempi dell'esordio di Tom Cruise nei panni dell'inossidabile Ethan firmato De Palma che non mi capitava di divertirmi così tanto, e dopo il troppo eccessivo capitolo targato John Woo e l'ultimo, bolso episodio girato da J. J. Abrams - forse l'unica produzione del geniaccio papà di Alias non in grado di trovare terreno fertile in casa Ford - il ritorno sul grande schermo dell'infallibile agente si rivela un successo in grado di mescolare abilmente divertimento, tecnica, una trama avvincente e scorrevole ed una robustissima e sana dose di spacconate grosse come il Burj Khalifa di Dubai, cornice della parte più sguaiata e da me ovviamente preferita del film.Brad Bird, già regista dei magnifici Il gigante di ferro e Gli incredibili, passa dall'animazione alla fiction classica senza patire, e forte di un comparto tecnico notevole - dai titoli di testa all'esplosione del Kremlino, fino all'ormai nota scalata di Dubai del pazzo, pazzo Tom, che comunque non riesco a non farmi stare simpatico - porta a casa un risultato notevole nel suo genere, permettendo al pubblico di non annoiarsi nonostante una durata piuttosto consistente per un prodotto di questo tipo senza perdere neppure per un secondo l'ironia - Simon Pegg irresistibile, così come gli scambi Cruise/Renner -, concedendo momenti di grande soddisfazione al pubblico maschile sfruttando al meglio le due protagoniste femminili e tirando fuori dal cilindro un cattivo d'eccezione, rivalutando anche un attore che pensavo assolutamente inutile come Michael Nyqvist, che interpretò Blomqvist nella trilogia nordica di Millennium.Il tutto - e grazie alla produzione della "lostiana" Bad Robot - trovando il tempo di inserire in una piccola parte anche il mio favorito dei tempi dell'isola più famosa del piccolo schermo, quel Josh Holloway dalle due espressioni che prestò volto e cuore al mio personaggio preferito di sempre nel mondo delle serie tv, quel Sawyer cui devo il mio nome da blogosfera e un sacco di cose che sarebbe troppo lungo raccontare.Onestamente, non potevo davvero chiedere di più ad un prodotto che non è nient'altro che puro e prepotente intrattenimento, senza contare il colpo di scena finale e le ottime sequenze della tempesta di sabbia a Dubai e del faccia a faccia decisivo tra Hunt e Hendricks nel parcheggio con tanto di lotta senza quartiere per la valigetta con i controlli della testata nucleare contesa.E come se non bastasse, Bird condisce il tutto con un pò di Guerra Fredda, sfruttando il rapporto da nemiciamici di Hunt e gli agenti dell'intelligence russa.Un cocktail esplosivo, tamarrissimo e profondamente autoironico che non solo si rivela un ottimo prodotto realizzato alla grande, ma mi fa addirittura sperare che il pazzoide Tom, assistito dai suoi deliri di Scientology, mantenga questa forma incredibile nonostante i quasi cinquanta e ci regali, affiancato dalla stessa squadra, un altro capitolo delle avventure mozzafiato dell'agente Hunt.
MrFord
"Now, what do you own the world?
How do you own disorder, disorder?
Now somewhere between the sacred silencesacred silence and sleepsomewhere, between the sacred silence and sleepdisorder, disorder, disorder."System of a down - "Toxicity" -
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