"Mission", proteste dei parlamentari Pd, Sel e M5S: la Rai fermi il programma

Se l'intento della Rai era di placare le polemiche, non c'è riuscita. Sembra sia ormai una "Mission impossible", per usare il gioco di parole con cui il direttore di Rai 1 Giancarlo Leone ha commentato le critiche a "Mission", appunto, programma in cui otto personaggi famosi staranno due settimane in un campo profughi. "Per alcuni la vera mission è commentare un programma che deve essere ancora registrato", ha scritto ieri su Twitter. Aggiungendo: "Due deputati sollecitano il presidente della Vigilanza di visionare un programma di Rai 1 prima della messa in onda. Progresso o regresso?".
Il riferimento è a Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, e Luigi Bobba, componente della commissione bicamerale per l'Infanzia, deputati del Pd, che hanno dichiarato: "Si fatica a comprendere come vip di cui non si conosce un particolare impegno sociale possano contribuire ad aumentare la conoscenza di realtà così difficili. Il presidente della commissione di Vigilanza Roberto Fico visioni la registrazione della puntata numero zero per appurare che il programma non sia offensivo per chi soffre e non sia lesivo dei doveri e delle prerogative del servizio pubblico". Vinicio Peluffo, capogruppo Pd della commissione ha depositato un'interrogazione: "Chiedo un ripensamento su un programma costruito sulla spettacolarizzazione del dolore". Anche Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Sel e capogruppo in commissione e Nicola Fratoianni, componente della commissione Cultura della Camera, hanno parlato di reality che spettacolarizza i drammi dei migranti: "Quali sono le valutazioni rispetto al valore sociale, etico e politico di un reality show sui drammi dei migranti? La spettacolarizzazione dei drammi umani dei rifugiati è poco utile al dibattito, pur necessario, ed è lesiva della dignità delle persone e delle loro vite, perché utilizzate a fini commerciali".
Reazioni che non sono cadute nel vuoto. Il presidente della Commissione di Vigilanza Fico (Movimento 5 Stelle) ha detto che "dato il rischio di spettacolarizzazione della sofferenza", ha ritenuto "necessario preparare un'interrogazione ai vertici Rai. Mi sono già confrontato con la Presidente Anna Maria Tarantola. Ho chiesto chi e in che modo produrrà le due puntate e se saranno accordati cachet alle celebrities che parteciperanno".
Alle reazioni stizzite dei personaggi coinvolti - ieri si è aggiunta quella di Michele Cucuzza: "Non spettacolarizzo un bel nulla. Mi sento offeso" -, si sono aggiunte le parole di Tullio Camiglieri, autore di "Mission". "Speriamo che ci sia questa spettacolarizzazione, così questo tema colpirà l'opinione pubblica", ha detto. Camiglieri ha aggiunto che il programma "è frutto di un lungo lavoro di ideazione, condiviso con il direttore Leone e con l'allora portavoce dell'Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ndr), oggi presidente della Camera, Laura Boldrini". L'autore ha precisato: "Sarà uno degli esperimenti più avanzati del servizio pubblico: un format che già quattro reti straniere ci hanno chiesto". Quanto alle critiche sui vip scelti ("non saranno pagati, se non con un rimborso spese"): "Non possiamo fare gli elitari. Attraverso Al Bano si raggiunge il grande pubblico".
Dal canto suo, il presidente della Camera Laura Boldrini in una lettera a Repubblica spiega come l'obiettivo della trasmissione fosse quello "di rendere più comprensibile all'opinione pubblica italiana la condizione vera dei rifugiati" e, a suo tempo, di aver suggerito alla Rai un format australiano in cui sono coinvolte persone comuni e non vip.
Infine, l'Unhcr, che insieme alla ong Intersos ha fornito assistenza al programma, difende il progetto: "Rappresenta un'importante opportunità per far conoscere al grande pubblico il dramma di 45 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case".