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“Missione” fallita per l’ironia nell’articolo contro i frontalieri del Corriere del Ticino

Creato il 02 marzo 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Riportiamo, per correttezza, l’articolo di Andrea Colandrea, pubblicato la scorsa notte dal Corriere del Ticino. Il pezzo è stato evidentemente scritto in risposta alle aspre critiche ricevute dal giornalista, specialmente sui social network, dopo l’eccessiva e “sottile” incomprensibile ironia nei confronti dei frontalieri italiani. E se fosse frontaliere lo stesso giornalista? 

Il valico di Zenna, nel luinese (info.rsi.ch)

Il valico di Zenna, nel luinese (info.rsi.ch)

Ha suscitato particolare clamore l’articolo de “Lo Stivale Pensante”, Il Corriere del Ticino: “Zitto frontaliere, sgobba e paga le tasse” , tanto da portare l’autore dell’ironico pezzo, ma neanche troppo, a rettificare e spiegare l’intento delle sue parole. nostro avviso, il fatto di scrivere un articolo per smentire e spiegare le intenzioni del precedente, sottolinea implicitamente una debolezza nella tesi di fondo. Possiamo, forse, credere nell’ironia del giornalista, ma il problema sostanziale rimane l’eccessivo tono provocatorio che ha suscitato così tanta indignazione da parte dei lettori. Premesso questo, nel caso in cui l’ironia sarebbe dovuta essere la chiave di lettura, l’articolo ha fallito nella sua missione. A contare, infatti, è l’interpretazione che ne danno i lettori e non l’intento che avrebbe dovuto avere secondo Colandrea. Ai lettori “malfidenti”, forse, verrebbe da chiedersi ulteriormente cosa avrebbe fatto il “Corriere del Ticino”, nel caso in cui non si fossero alzate queste dure critiche sull’articolo in questione. Avrebbe spiegato ai suoi lettori, con un secondo articolo le intenzioni “ironiche” del primo? E cosa ne pensano quei frontalieri che lavorano, all’interno del quotidiano “Corriere del Ticino”, di questa ironia sprezzante? E il direttore di uno dei maggiori quotidiani del Canton Ticino?

Ecco l’articolo di rettifica sul significato del pezzo “E’ Carnevale, sorridi frontaliere”.

Il tema dei lavoratori dell’UE e dei frontalieri in particolare, letteralmente esploso dopo la votazione popolare del 9 febbraio scorso con il sì all’iniziativa dell’UDC contro l’immigrazione di massa, continua a far discutere l’opinione pubblica svizzera e italiana – scrive Andrea Colandrea-. Un nostro contributo al dibattito, sabato dalle colonne del nostro giornale – sottoforma di commento ironico, a mia firma, con il titolo “È Carnevale, sorridi frontaliere” (vd suggeriti) – ha sollevato non poche reazioni di segno opposto, che hanno coinvolto numerosi lettori, anche via “social network”, di qua e al di là del confine. Non manca chi ha frainteso questa ironia, capovolgendo la tesi di fondo, che è quella dell’importanza che hanno i lavoratori frontalieri per il benessere e lo sviluppo economico del Ticino e della relativa, imbarazzante inadeguatezza della strategia del continuamente dargli contro per rispondere a esigenze prioritariamente e palesemente partitiche. C’è chi ha gradito, alcuni hanno giudicato inadeguata questa ironia, forse anche a prova del fatto che l’argomento viene spesso “metabolizzato” rapidamente, senza lasciare spazio a sofisticati ragionamenti. Di pancia. Proprio perché molto sentito, vissuto sulla propria pelle. A scanso di equivoci: teniamo a precisare in estrema sintesi, che il messaggio di fondo che è stato veicolato dal commento in discussione, proposto volutamente con un taglio “carnevalesco” e quindi scanzonatorio, è che i frontalieri italiani, oggi, sono ormai da settimane sotto il tiro, appunto, di buona parte dei partiti nostrani e quindi dell’opinione pubblica, “impallinati a destra e a manca come un ladro nella notte” – come scritto – senza poter proferire parola. Questa categoria di lavoratori, cioè, in molti casi, sembra diventata un puro e semplice capro espiatorio. L’ironia espressa sulla “libera circolazione dei topi ruba formaggio”, sul loro parcheggiare in modo selvaggio, sul loro “rubare il lavoro agli indigeni”, o sul  godere di presunti favoritismi se non di regali fiscali, voleva essere un chiaro monito alla politica della semplificazione della realtà e della demonizzazione. In altre parole: i problemi sul mercato del lavoro ticinese ci sono, ma vanno risolti con il dialogo e il raziocinio da parte di ciascuna parte in causa, altrimenti si va incontro al disastro. Le storture della libera circolazione della manodopera estera (leggi: dumping salariale e sostituzione dei lavoratori domiciliati) vanno risolte – per dirla con Meinradio Robbiani dell’OCST – con la “concertazione”. Non certo con i diktat o, peggio, con minacce verso Nord o Sud. Su questo, davvero, non ci possono essere fraintendimenti. Il dialogo deve sempre prevalere, nella convinzione, lo ripetiamo, che i frontalieri sono e saranno anche domani un tassello essenziale dello sviluppo del nostro Paese.

Apprezziamo, infine, la chiusa dell’articolo di rettifica, che apre al dialogo tra i frontalieri e i lavoratori svizzeri. Forse, però, l’articolo “ironico” e provocatorio di ieri non aveva sicuramente l’intento di aprire un tavolo di confronto, vista la situazione sociologia presente nel post esito del referendum elettorale. Il Corriere del Ticino, se avesse voluto veramente stemperare i toni e cercare un confronto tra svizzeri ed italiani dando un taglio “carnevalesco” avrebbe dovuto scegliere, secondo noi, una modalità diversa.

  • “Missione” fallita per l’ironia nell’articolo contro i frontalieri del Corriere del Ticino
“Missione” fallita per l’ironia nell’articolo contro i frontalieri del Corriere del Ticino

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